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Home›Articoli›PIP:”Acerra in quale direzione sta andando?”

PIP:”Acerra in quale direzione sta andando?”

By Redazione Tablò
9 Febbraio 2017
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PIP:”Acerra in quale direzione sta andando? “In una permanente campagna elettorale, l’avvicinamento temporale alle elezioni sta portando solo ad una sgradevole esasperazione della comunicazione propagandistica. I social divengono il terreno privilegiato su cui imperversano improbabili foto che testimoniano il culto del potere personale e l’asservimento alla sfera clientelare comunale di qualche questuante, tanto che è bastato qualche giorno per conferire a qualche lista i tratti di una casa famiglia.
Di fronte alla cancellazione dei valori e al disprezzo dell’etica pubblica, poi, non ha alcun senso la pretesa di conferire una forza e un significato a parole con una peculiare identità come Sinistra, figuriamoci alla punteggiatura. Al Comune di Acerra, in realtà, esiste soltanto un sistema di potere autoreferenziale e clientelare che non ha niente a che fare con la Sinistra, esattamente come non ha niente a che fare con la Destra o il Centro, forse unicamente con il sopra e il sotto.
In questo stillicidio parossistico del nulla e degli affari loro, sembra naturale, persino scontato, che le questioni reali, gli snodi cruciali del futuro della comunità e del territorio, non contino alcunché. Alla loro pervicace rimozione, corrisponde l’esaltazione decantata dell’effimero; al loro sistematico occultamento si contrappone l’ostentazione degli interessati legami di carattere personale.
Veniamo ad un ultimo esempio: mi riferisco al caso del Piano degli insediamenti produttivi, oggetto in queste ore della pubblicazione, sul portale istituzionale, della riadozione del relativo piano urbanistico di secondo livello, operata nelle settimane scorse dalla giunta municipale.
Tutti i conoscitori della vita amministrativa sanno perfettamente, con riferimento al PIP, che si tratta di uno dei buchi neri del Comune di Acerra. Il Piano degli insediamenti produttivi, previsto nell’area della Marchesa – tra i Regi Lagni, l’Ipercoop e il ponte di Napoli – è l’eredità problematica e irrisolta di cattiva gestione e superficialità, incapacità di programmazione, incuria e abbandono. Da straordinaria opportunità di crescita e di sviluppo, quell’area si è trasformata in una landa abbandonata, in una permanente discarica, in un luogo di delitti. Le opere infrastrutturali realizzate grazie ai cospicui finanziamenti assicurati dalla Regione Campania quindici anni fa – strade, fogne e pubblica illuminazione – sono state nel tempo saccheggiate e vandalizzate.
L’attuale riadozione del piano urbanistico per gli insediamenti produttivi, avvenuta senza alcuna forma di partecipazione preventiva delle realtà associative e sociali, quindi rappresenta l’ennesima confusa fuga dalla realtà di questa amministrazione comunale, che rimescola le carte sfuggendo al dovere di affrontare le vere questioni, in parte poste dalla stessa Regione Campania che addirittura ha avviato un procedimento di revoca del contributo riconosciuto a suo tempo, sia per lo stato di degrado delle opere che delle procedure amministrative. Basta evidenziare che le opere non sono state finora collaudate e la documentazione sugli interventi realizzati è stata ritenuta dai funzionari regionali inadeguata e insufficiente.
Si deve osservare che la stessa giunta comunale, dopo l’approvazione del Regolamento per l’assegnazione dell’aree di proprietà, dopo l’infruttuoso avviso pubblico per la manifestazione d’interesse degli imprenditori (venduto per settimane come lo storico sblocco della situazione) e dopo la corrispondenza di oscuri pareri legali, si era orientata, con una delibera degli inizi del 2015, ad “adottare ogni utile provvedimento finalizzato alla collaudabilità delle opere (carreggiata stradale e pubblica illuminazione)” e di “avviare tutte le azioni legali” nei confronti dei responsabili di questo scempio di risorse pubbliche.
La città, a questo punto, ha il diritto di essere informata e documentata su queste azioni e iniziative decise dalla giunta, anche perché, allo stato attuale, occorrono diversi milioni di euro per il ripristino delle infrastrutture e il completamento dei necessari espropri.
Si può sapere se le opere, a distanza di due anni dall’approvazione della deliberazione di giunta, siano state collaudate? È possibile sapere se le azioni legali decise – con ridicola enfasi e furia burocratica – siano state intraprese e verso chi?
La città, inoltre, ha il diritto di conoscere gli orientamenti dell’amministrazione comunale sul tema decisivo del governo generale del territorio.
Il Piano urbanistico comunale portato al “cimitero” dal sindaco e dalla maggioranza, infatti,  prevedeva sull’area della Marchesa il superamento degli insediamenti produttivi e la previsione di volumetrie residenziali.  Le contraddizioni, evidentemente, si sprecano o sono l’unica verità che muove un sistema di potere che intende gestire e svendere il territorio a pezzi, in base alle convenienze del momento.
La riadozione dell’attuale piano sull’area della Marchesa, esecutivo del vigente, vecchio Piano Regolatore Generale, comunque, ripropone il vecchio impianto programmatico, garantendo un incremento degli indici e prevedendo anche la possibilità di insediamenti commerciali o nel settore terziario. Lo  scopo evidente di questi nuovi orientamenti è di rendere più appetibili economicamente i suoli, per i quali sono previsti costi di acquisto particolarmente esosi e fuori mercato.
Vedremo, ma, intanto, è doveroso chiedersi Acerra in quale direzione sta andando, alle spalle e all’oscuro degli ignari cittadini, ma anche di gran parte della sua “presunta” classe politica e dirigente?
Pasquale Marangio

TagsAcerraCASA FAMIGLIALettierimarangiomarchesepianoPIPregolatoreTrasparenza
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