Basta con i “pezzotti”. Sindaco fai chiarezza!
Le parole normalmente pesano.
Si può immaginare, dopo l’inchiesta giornalistica del Corriere della Sera sul voto di scambio ad Acerra, quanto le parole siano diventate fondamentali. La necessità di chiarire ogni aspetto con scrupolo e precisione vale per i giornalisti, vale per i politici, vale ancora di più per il sindaco della città per i doveri istituzionali che gravano sulla sua persona.
La decisione di querelare il Corriere della Sera, il più importante quotidiano italiano da oltre un secolo, è una mossa della disperazione che, tuttavia, non rimuove il dovere del sindaco di rispondere, di chiarire, di assumersi delle responsabilità.
Di certo non contribuisce a chiarire nulla il manifesto fatto affiggere ieri, con soldi pubblici che riporta sui muri della città il contenuto di un comunicato stampa proveniente da Viale della Democrazia. In buona sostanza il sindaco costruisce la sua difesa politica e istituzionale evocando degli atti deliberativi con i quali l’Amministrazione comunale si è costituita parte civile in alcuni processi di camorra, in cui sarebbe coinvolto anche un clan camorristico, che nel video del Corriere della Sera avrebbe delineato come contiguo al sindaco per i rapporti professionali intrattenuti negli anni con un’impresa edile.
La realtà è un’altra, per diversi motivi.
Le costituzioni di parte civile a cui fa riferimento il sindaco, almeno in due casi, intanto nascono in altri momenti amministrativi, quindi la decisione originaria è stata assunta da altre giunte e da altri esecutivi. Gli atti prodotti da questa compagine amministrativa costituiscono soltanto meri adempimenti conseguenziali determinati dall’evoluzione delle dinamiche processuali nei vari gradi di giudizio. In ogni caso, la costituzione in giudizio come parte civile è la conseguenza della notifica al Comune di Acerra da parte della Procura della Repubblica del rinvio a giudizio in questi particolari e gravi procedimenti penali, che rende la decisione dell’ente locale sostanzialmente un atto dovuto, privo di valore o significato politico.
Detto questo, appare ancora più sconcertante la scelta del sindaco di sfuggire alle domande sul punto del giornalista, come dimostrano impietosamente le immagini. Il sindaco aveva la possibilità di fermarsi e di chiarire, replicando ai rilievi, ogni aspetto della vicenda che, occorre ricordare, non nasce dalla cattiveria della stampa, ma da un rapporto di polizia.
Detto questo, appare ancora più sconcertante la decisione del sindaco di rimuovere totalmente il problema del voto di scambio che costituisce il cuore centrale dell’inchiesta giornalistica e soprattutto di un procedimento penale a carico di un consigliere comunale eletto in una propria lista.
Lascia amaramente riflettere l’insistenza, ossessiva, con la quale il sindaco da settimane sta evitando di costituirsi parte civile nel processo per voto di scambio.
Lascia amaramente riflettere che di fronte alla gravità delle situazioni emerse, il sindaco non abbia sentito il dovere di prendere le distanze da queste forme illegali e squallide di formazione del consenso elettorale.
Lascia amaramente riflettere che il sindaco, di fronte alle dichiarazioni inequivoche, non abbia sentito il dovere di chiedere conto ad esponenti della sua coalizione, condannando queste pratiche che compromettono l’integrità democratica.
Lascia amaramente riflettere che il sindaco non abbia sentito il dovere di esprimersi sul degrado civico e della vita democratica della comunità che rappresenta.
Nei prossimi giorni è comunque lecito aspettarsi l’incalzare di varie novità.
Resta, infine, il dovere di evidenziare che sul piano politico il manifesto del sindaco è indice di un isolamento.
La coalizione di maggioranza che fine ha fatto?
Si è dissolta o il sindaco la ritiene, a questo punto, impresentabile?