(ANSA) – Acerra. Affetta da una grave patologia renale, una bambina di quattro anni di Acerra, non può essere curata perché per le Istituzioni non ha una residenza che le consenta di usufruire del servizio sanitario. Ed ora il padre, costretto su una sedia a rotelle, annuncia di essere pronto ad incatenarsi ai cancelli della Casa comunale pur di vedersi riconosciuta “l’esistenza e la residenza” in un’abitazione presa in affitto nel 2014, sulla quale, però, pende una sentenza di liquidazione. Concetta Giordano e Mario Romano, madre e padre della piccola M., costretta dalla nascita ad assumere medicinali per la grave patologia da cui è affetta, spiegano in lacrime di aver provato in tutti i modi ad ottenere il riconoscimento della residenza, bloccata a causa della denuncia per ”occupazione abusiva” dell’abitazione in cui vivono.
“Ma la casa l’abbiamo fittata – racconta Concetta – La persona che si diceva proprietario veniva a prendersi 350 euro al mese. Ci aveva assicurato che avrebbe regolarizzato il contratto ed anche le pratiche per la residenza. Ed invece siamo ridotti alla povertà. Non oso guardare le mie figlie, mi sento un fallimento, perché non riesco a dimostrare che esistiamo, siamo ‘invisibili’ agli occhi delle istituzioni. Abbiamo perso il medico di base, c’è stato lo stop da parte dell’Inps delle pratiche per l’invalidità del mio compagno e di mia figlia, perché ‘irreperibili’, e siamo stati costretti a vendere anche i mobili per poter dare da mangiare alle nostre bambine”.
La coppia ha due figlie, R., di 13 anni che frequenta l’ultimo anno delle medie, che non ha potuto effettuare l’iscrizione alle scuole superiori, ed M., di 4 anni, che ha un rene atrofizzato e l’altro con una funzionalità al 50%.
Mario, raccontano i due, ha perso il lavoro nel 2012, quando ebbe un collasso vertebrale per il quale ha subito tre interventi. Concetta, affetta da una gastrite ulcerosa, ha lasciato il suo lavoro da badante saltuaria per accudire il compagno e la figlia.
Da qualche mese i volontari della rete ‘Noi per gli altri’, creata su Facebook per aiutare le famiglie indigenti, dà loro una mano con pacchi alimentari, ed uno dei referenti, Antonio Miele, sostiene che dopo aver constatato le difficoltà cui si sono ritrovati ad affrontare Mario e Concetta, si “vergogna di essere cittadino acerrano”.
“Ci ha segnalati a loro un’assistente sociale – ricorda Concetta – in quel periodo non avevamo nulla, e grazie a loro le mie figlie non sono morte di fame. Un avvocato della stessa rete, Teresa Ercolanese, mi ha aiutato a fare la denuncia verbale di affitto presso l’Agenzia delle Entrate”.(ANSA).