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Una città senza memoria!

Oggi, riaprono gli Uffici del Giudice di Pace, negli storici locali della pretura a Piazza Falcone e Borsellino.
Il sindaco lo farà con la fascia tricolore. Non mancheranno sorrisi, abbracci e congratulazioni. Convenevoli a buon mercato, soprattutto in un periodo che si presta al gioco per natura e vocazione. I rappresentanti del Tribunale di Nola, il Procuratore della Repubblica e l’ordine degli avvocati presenzieranno alla liturgia come prevede il cerimoniale. Dispiace e fa riflettere che in questa importante occasione non sia stato avvertito il bisogno di sentire la voce degli avvocati acerrani e della loro associazione che, indubbiamente, hanno svolto in questi anni una forte e incisiva azione per salvaguardare il presidio di giustizia ad Acerra.
La riapertura del Giudice di Pace è un fatto positivo, per tanti disparati motivi. Non è solo un generico vantaggio logistico per cittadini e operatori legali. È una condizione organizzativa ed operativa che, per dimensioni e carichi di lavoro, dovrebbe favorire una maggiore celerità nella definizione dei procedimenti. La riapertura del Giudice di Pace è un fatto positivo per rianimare e rivitalizzare un pezzo della città, destinato per troppe ore al giorno ad un lento e inesorabile processo di “desertificazione urbana”.
Non si capisce, tuttavia, il senso e le ragioni delle polemiche che si sono scatenate da qualche giorno. La storia amministrativa e istituzionale di questa vicenda è pubblica, come pubbliche sono le “rivendicazioni politiche” delle scelte e degli orientamenti assunti nel tempo. Pubbliche sono le conseguenze negative di quelle decisioni. Per circa quattro anni, Acerra ha infatti perso gli uffici giudiziari a favore di Nola. I disservizi, gli aggravi dei carichi di lavoro e impegno per i procuratori e i tecnici, i notevoli rallentamenti, lo smarrimento di fascicoli processuali sono fatti notori e incontrovertibili.
Quattro anni fa, la giunta comunale non ritenne di farsi carico degli oneri finanziari, di personale e amministrativi per garantire il mantenimento degli uffici del Giudice di Pace. In modo aperto e pubblico, si sostenne che i costi economici erano eccessivi. In modo aperto e pubblico, si sostenne che l’edificio, di proprietà comunale, potesse rispondere meglio al bisogno di spazi della scuola acerrana, alle prese con la chiusura del plesso di Piazzale Renella. In modo aperto e pubblico, si disse che si voleva assumere la decisione “insieme”, attraverso il confronto e la partecipazione di tutti, ma fu solo un proposito.
Gli uffici del Giudice di Pace, infatti, furono chiusi per le decisioni assunte dal Comune di Acerra.
Soltanto dopo, grazie al successivo intervento legislativo, promosso e voluto dal Ministro della Giustizia, Andrea Orlando – che riaprì i termini entro i quali gli enti locali potevano manifestare l’impegno a farsi carico di tutti gli oneri previsti sempre dalla stessa normativa – è stato possibile conseguire, accanto al mutato orientamento del Comune di Acerra, l’odierna “riapertura” degli uffici.
Questi sono i fatti nella loro crudezza.
Questi sono i fatti da ricordare, perché solo conoscendo i fatti si possono maturare convinzioni e opinioni legittime e fondate. Solo conoscendo i fatti si può contribuire a indicare una strada da percorrere per il bene della comunità. Solo conoscendo i fatti si potrà in futuro valutare per tempo le decisioni utili da assumere nell’interesse della città. Il resto è solo un giochetto di tifosi, di uomini di parte interessata che indossano, a proprio modo e per qualche convenienza, una fascia.

Il Direttore

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