Acerra è ormai, sul terreno politico e democratico, una città assuefatta a tutto, normalizzata, piegata e incapace di reazioni forti.
La conferma della condanna per truffa ai danni del Comune di Acerra di Vincenzo Iorio turba e dispiace. L’auspicio di chi crede fortemente nella politica e nelle istituzioni è che egli possa, nell’ultimo grado di giudizio previsto dall’ordinamento, provare l’estraneità ai fatti contestati. Nel rispetto del dettato costituzionale la persona del Consigliere Comunale deve essere considerata innocente, fino a prova contraria accertata con sentenza definitiva.
Per me è così.
Dal punto di vista politico siamo, invece, tutti responsabili di un degrado che rischia di travolgerci e travolgere soprattutto la politica e la dignità delle istituzioni locali. In particolare, il Sindaco di Acerra e il Presidente del Consiglio Comunale hanno il dovere di parlare alla città, di assumere ogni iniziativa politica utile a rendere credibile un Consiglio Comunale sempre di più delegittimato, indispensabile per ricomporre un quadro chiaro e trasparente di responsabilità, necessaria per rendere comprensibile l’opportunità di insistere su alcune candidature.
L’espressione più alta della volontà popolare infatti appare, da tempo, un groviglio di interessi particolari, un coagulo oscuro di poteri personali organizzati. La manifestazione più inquietante di questa degenerazione è costituita dalla parossistica ipertrofia delle preferenze, che non trova alcuna giustificazione nella vita democratica, civile e culturale della città, peraltro Medaglia d’oro al Merito Civile.
È il momento per l’intorpidita politica locale di recuperare il proprio ruolo e la propria dignità. Il Sindaco, per questo fondamentale motivo, non può sfuggire ai suoi doveri verso la città.
La fascia tricolore, in effetti, non può e non deve diventare una benda dietro la quale nascondere e nascondersi la verità, soprattutto le verità più scomode e problematiche.
Pasquale Marangio