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Mons. Di Donna dall’omelia di Pasqua: “Acerra non è più sicura!”

Il Vescovo Mons. Antonio Di Donna dall’Omelia della Santa Pasqua: “….Perciò, come ogni anno, lascio una sorta di messaggio alla città: attraversare i mali, soprattutto del nostro ambiente, i mali di sempre, l’inquinamento ambientale che ci attanaglia ancora, la qualità dell’aria, che è sempre pessima, le centraline che continuano a sforare e non si fa niente, nuove aziende, nuovi impianti che trattano rifiuti, che continuano ad insediarsi nel nostro territorio, ci si continua ad ammalare e morire. A tal proposito sto maturando in questi ultimi tempi un’idea bizzarra, credo che si possa parlare di razzismo, non c’è solo il razzismo di persone contro persone di altre razze, c’è anche un «razzismo ambientale». Perché sempre questo territorio? Perché, per esempio, i rifiuti non vengono trattati, o aziende che trattano i rifiuti, non si impiantano altrove, in delle zone «bene», Milano o al Vomero, o altre realtà, e invece sempre qui, quasi che questo territorio e queste zone siano ormai votate a questo destino, quasi che il sistema dominante per mantenersi abbia bisogno di queste zone, le «zone sacrificio», come le chiamano? Ho maturato questa idea leggendo quello che avviene in Amazzonia, a quei popoli che soffrono molto più di noi a livello macroscopico il dramma dell’inquinamento ambientale, lì alcuni stanno maturando questa idea e le chiamano «zone sacrificio», cioè zone sacrificate proprio per questo, ma non in modo casuale, bensì voluto, è il sistema in se stesso che per mantenersi ha bisogno di alcune «zone sacrificio», e ditemi voi se questo non può essere chiamato razzismo, razzismo ambientale, sì esiste anche il razzismo ambientale SCELTE URBANISTICHE DISCUTIBILI – oltre a discutibili scelte urbanistiche, che hanno stravolto le strade di Acerra con conseguente traffico e così via; oltre all’abbandono del Centro storico, con negozi che chiudono e la desertificazione di questo Centro storico, soprattutto la sera; oltre ai tentativi di speculazione edilizia, anche attraverso quello strumento che è il Puc; oltre tutto questo, recentemente, negli ultimi mesi, come se non bastasse, si è aggiunta un’altra emergenza: l’emergenza sicurezza della città.AMBIENTE POLITICO E AMMINISTRATIVO PRIVO DI RIFERIMENTI CHIARI – E poi, nella nostra città, in questo clima «surreale» che si sta attraversando da un po’ di tempo, un ambiente politico e amministrativo privo di riferimenti chiari, privo di ruoli definiti, privo di scelte precise, in questo clima surreale che stiamo vivendo da alcuni mesi, oltre all’inquinamento, oltre al mancato decollo dell’agricoltura, che sarebbe un vero volano dell’economia del territorio;

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ACERRA NON È PIÙ UNA CITTÀ SICURA! Questa non è più una città sicura, e mi riferisco a bande di ragazzi, talvolta anche tredicenni, quattordicenni, agli episodi di violenza immotivata gratuita, non lotte tra bande, ma bande di ragazzini che aggrediscono in maniera immotivata altri ragazzi o giovani inermi, che stanno lì in piazza, per la strada, per farsi compagnia tra loro, per uscire.

E’ vero, si tratta di una situazione che certamente viene da lontano, ed è il prezzo che paghiamo ad anni, decenni in cui è stata smantellata la famiglia, ogni forma di controllo sociale, e un controllo sociale parte anzitutto dalla propria famiglia: dietro questi ragazzi, questi baby gang, dove stanno le famiglie? Non esistono! Ma è una situazione che mi preoccupa molto, si tenta da parte di qualcuno a ridimensionare il fenomeno: «sono episodi isolati … ma in fondo tutto sommato la città è sicura» qualcuno dice, ma non è così, non è vero, perché questi episodi si ripetono da alcuni mesi sistematicamente, li veniamo a conoscere attraverso le denunce che alcuni genitori fanno, ma molti non denunciano. Mi ha commosso molto il video di uno di questi genitori, una persona seria, Adriano, il figlio Fabrizio è l’ennesima vittima dell’aggressione violenta di alcuni ragazzini, e in questo video Adriano ha rivolto un appello accorato alla città, in particolare al sindaco, un grido che ho condiviso e ho rilanciato a mia volta. Adriano, con coraggio e indignazione, con la diligenza del buon padre di famiglia, ha osato dire quello che tutti dovremmo dire e fare ogni giorno, al fine di risvegliare la speranza di un avvenire diverso per Acerra. Dobbiamo fare qualcosa, è in gioco il futuro dei nostri ragazzi, la sicurezza della nostra città: se così, in maniera improvvisa, immotivata, un gruppo di ragazzini bravi, di buone famiglie, si vedono aggrediti, all’improvviso, e alcuni devono ricorrere pure alle cure dell’ospedale; se questo è il futuro della nostra città, ma di quale sicurezza stiamo parlando?

Attraversare Acerra, da Via Diaz a Piazza Castello, dopo una certa ora di sera quasi incute paura! Non si può tollerare che un ragazzo venga colpito dalla violenza cieca di suoi coetanei per il solo gusto di picchiarlo! E che dire delle aggressioni agli operatori sanitari della clinica Villa dei Fiori, il vandalismo in qualche scuola, il calcio della pistola in testa ad un povero lavoratore di una tabaccheria? Anch’io mi unisco a questi genitori, e chiedo al sindaco, alla Polizia municipale, alle Forze dell’ordine, di fare ciascuno la sua parte, ognuno deve fare la sua parte, la famiglia, la scuola, anche la Chiesa lo farà, ma soprattutto l’Amministrazione comunale e le Forze dell’ordine.

APPELLO ALLA POLIZIA MUNICIPALE Soprattutto, lo dico con molto rispetto e affetto perché apprezzo il loro lavoro, mi rivolgo alla Polizia municipale. Capisco che molto spesso hanno le mani legate dalle leggi, specialmente verso i minorenni, che sono garantiti e tutelati, anche i minorenni che sono violenti, ma io chiedo alla Polizia municipale, che sta nei vari punti della città a mettere multe e a controllare che le macchine abbiano l’assicurazione e stiano in regola – tutto giusto, io rispetto questo lavoro per la legalità, per il rispetto delle leggi – ma mi chiedo, chiedo a me e chiedo a loro: in questo momento, con questa emergenza, in questo momento di emergenza così grave, di bande che scorrazzano per la città, ma qual è l’urgenza del momento, qual è l’emergenza, mettere le multe o invece presidiare il territorio, essere presenti nel territorio per evitare che tutto questo accada?

Chiedo fortemente alle Forze dell’ordine questo: dobbiamo fare qualcosa, al più presto, tutti, prima che sia troppo tardi, e prima che questa città diventi, come alcune città vicine, soprattutto Napoli, ostaggio di violenza cieca di ragazzi che in età adolescenziale emulano modelli dei territori vicini, con il rischio di rendere Acerra un luogo ancora più deserto, specialmente dove i giovani si radunano per trascorrere alcune ore serene insieme.

In particolare chiedo ai genitori – sto in continuo contatto con Adriano ed altri – che sull’esempio di Adriano ritrovino il coraggio di parlare, di denunciare, e di farlo insieme, in gruppo, non isolatamente, di ribellarsi a una situazione che troppo spesso ha il sapore della sudditanza e del compromesso.

L’emergenza educativa è molto seria, oserei dire, più seria dell’emergenza ambientale, più seria dell’emergenza dei rifiuti; l’emergenza educativa è molto seria, perché si tratta del futuro dei nostri ragazzi e di questa città.

Cari amici, mi colpisce quando leggo i testi originali, i testi greci dei Vangeli, i quali quando parlano della risurrezione di Gesù usano in greco due verbi, che significano «si è alzato», indicano l’alzarsi: «Gesù è risorto», in greco è «si è alzato, si è messo in piedi», ha assunto la posizione eretta, al contrario di quella dei morti che è supina, orizzontale. Chi è vivo si è alzato, ha assunto la posizione eretta, si è svegliato. Gesù il Crocifisso, quello che è stato deposto nel sepolcro, si è alzato!

Alziamoci, alzati Acerra, svegliati Acerra, mettiti in piedi, non stare nella posizione del morto, supina, orizzontale, ma alzati! Alcuni mesi fa, un articolo sul New York Times titolava così: «La marea montante della tristezza mondiale». Ed esibiva dati, statistiche sulla «tristezza mondiale». Nel mondo c’è come una cappa di tristezza che avanza sempre di più. E di fronte a questa marea montante di tristezza mondiale, l’autore dell’articolo diceva: «Dobbiamo riscoprire il desiderio». La forza del desiderio, il desiderio come mancanza di qualcosa, e perciò la spinta a desiderare, cioè a non accontentarsi mai, per non cadere nella marea della tristezza. Il desiderio è energia, il desiderio è una forza che allarga l’orizzonte, contrasta la marea della tristezza mondiale. Auguro a me e a voi la forza del desiderio, per contrastare questa marea montante di tristezza, questa cappa di tristezza che ci attanaglia e ci rende angosciati.Come al solito evito gli auguri di Pasqua dicendo semplicemente «Buona Pasqua», ma li formulo con le parole e il saluto dei nostri fratelli e sorelle delle chiese di Oriente. In lingua greca, quando il giorno di Pasqua si salutano e si danno gli auguri, l’uno dice all’altro: «Christòs anesti», l’altro risponde: «Alithòs anésti», e cioè l’uno dice: «Cristo è risorto», l’altro risponde: «èveramente risorto». Lo diciamo anche noi adesso, insieme: «Cristo è risorto, è veramenterisorto».

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