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Questione muro Via Sand: Assolti tutti gli imputati con formula piena “in quanto il fatto non sussiste”.

Egr. Direttore
Le scrivo per manifestare alcune mie considerazioni in merito alla nota vicenda del muro di cinta in via G. Sand, appena conclusasi e che, mio malgrado, mi ha visto protagonista.
Ricorderà che dalle pagine di un giornalino locale, cinque anni fa, un “personaggetto” della politica locale, ritenne consono manifestare la propria indignazione in merito alla richiesta di risarcimento di alcuni cittadini, che si videro demolire il muro di cinta del proprio fondo in via G. Sand, a seguito di continui e ripetuti danni provocati dalla ditta che si occupava, alcuni anni prima, della rimozione dei rifiuti solidi urbani (Jacta s.r.l.), e nonostante all’epoca dei fatti rivestisse il ruolo di consigliere comunale, anziché chiedere chiarimenti agli organi istituzionali ed agli uffici preposti, preferì affidare le proprie perplessità a mezzo stampa.
Da quell’articolo e dalle polemiche che seguirono, le persone coinvolte furono, poi, rinviate a giudizio dall’autorità giudiziaria, e solo alcuni giorni fa si è avuto il pronunciamento della sentenza da parte del giudice monocratico del Tribunale di Nola, Dott.ssa Ardolino, la quale ha assolto tutti gli imputati con formula piena “in quanto il fatto non sussiste”.
Ed anche se accolgo con soddisfazione l’esito finale da parte del Tribunale, rimane in me il rammarico che è dovuto intervenire un giudice per stabilire che: “ ….non vi sono dubbi che il progetto realizzato dal Panico risponde sia alla normativa circa la messa in sicurezza dell’opera, sia alle norme edilizie, sia a quelle antisismiche….”.
Fin qui, potrebbe apparire un normale fatto di cronaca, se non fosse che tale vicenda, a tratti grottesca, racchiude in se tutte le contraddizioni del contesto in cui si è svolta; essa infatti è lo specchio di quello che è diventata questa città negli ultimi tempi, di quello che è il contesto socio-culturale, di come è intesa l’attività politica da taluni soggetti, del malfunzionamento degli uffici comunali.
Come molto spesso accade in questi casi, da parte degli organi di stampa si da sempre molto risalto alla notizia di un presunto reato quando questo avviene, mentre diventa del tutto marginale l’esito quando, invece, si conclude.
Poco importa se i soggetti coinvolti sono persone oneste e perbene, perché in una società in cui è ampiamente diffuso il malaffare e la corruzione, in tutti aleggerà sempre il dubbio che “… qualcosa avranno fatto”, calando così quel velo di sospetti e ombre che prevale ed offusca la storia e la dignità di coloro che  mai hanno avuto nelle loro vite personali e professionali atteggiamenti o condotte che non fossero rispettose delle leggi.
L’aspetto più triste di questa storia,infatti,  aldilà delle modalità alquanto singolari da cui ha preso avvio, è stato quel sentimento di diffusa indignazione che ha caratterizzato tale vicenda, e che stranamente non ha trovato riscontro in tanti altri episodi della vita cittadina. In quanti pur non essendo dei tecnici, pur non avendo letto nessun atto, si sono espressi in giudizi sommari, trascurando il fatto che si voleva solo rivendicare un proprio diritto ad essere risarciti per un danno subito; è davvero il caso di dire oltre al danno la beffa.
Ma perché un consigliere di maggioranza contesta una delibera approvata all’unanimità, anche dalla forza politica di sua appartenenza? E perché lo fa attraverso gli organi di stampa, anziché adoperarsi nelle sedi opportune e chiedere tutti i dovuti e legittimi chiarimenti?
Personalmente ritengo che costui altro non è che il prodotto di un modo di intendere la politica, che ahimè si sta ampiamente diffondendo in questa città, di una nuova classe politica, fatta di tanti giovani “servi sciocchi”, che utilizzano la politica esclusivamente per il soddisfacimento delle proprie esigenze o per il perseguimento di chissà quali intenti, che nulla hanno a che vedere con gli interessi della collettività, e non hanno nessuno scrupolo per le conseguenze che possono avere le loro infamanti azioni sulla vita degli altri; per un libero professionista, essere ingiustamente destinatario di un rinvio a giudizio in sede penale, significa limitare pesantemente e condizionare per lungo tempo, la propria attività lavorativa!!
Se così non fosse, se questo solerte consigliere fosse stato realmente un integerrimo amministratore, perchè:
1)non si è indignato davanti al fatto che onesti cittadini hanno subito un danno ad un proprio bene e che avrebbe dovuto invece tutelare per difendere un loro diritto?
davanti al fatto che l’ufficio tecnico comunale ha svolto in maniera superficiale ed approssimativa la propria attività istruttoria? tra l’altro da lui stesso sottinteso nella nota diffusa alla stampa (…. ed ampiamente sottolineato, poi, nella motivazione della sentenza)
2)non si è indignato, e non ha mostrato la stessa attenzione per le innumerevoli e diffuse richieste risarcitorie che pervengono all’ente?
3)non si è indignato ed ha preso le distanze per i tanti e discutibili episodi di malcostume che vedono coinvolti molti suoi colleghi consiglieri?
4)non si è indignato e non ha denunciato i tanti episodi di malapolitica e di affidamento di incarichi molte volte incompatibili?
5)non si è indignato e continua a far parte di un amministrazione attenzionata dalla Prefettura, tanto da essere inserita in una black list dei comuni a rischio scioglimento?
Ah, dimenticavo, il consigliere in oggetto è stato poi “promosso” assessore e tra le deleghe a lui affidategli, ironia della sorte, vi è anche quella alla “tutela del cittadino”!!
Un altro aspetto di questa vicenda, riguarda il (mal)funzionamento degli uffici comunali e la professionalità di alcuni dirigenti. Non entrerò nel merito delle considerazioni esposte dal Giudice nelle motivazioni della sentenza di assoluzione se non riportando un breve stralcio, molto esplicativo:
“lascia perplessi che allorquando un ufficio tecnico (quindi preposto a quel determinato tipo di controllo) interrogato circa la verifica della congruità dei prezzi e del materiale, ……. conclude nel seguente senso “i prezzi utilizzati sono quelli del prezzario” è inverosimile che l’ufficio all’uopo demandato effettui una generica asserzione del rispetto dei prezzi indicati nel computato metrico come prezzi in uso al tariffario delle opere pubbliche; paradossalmente se in luogo di un muro fosse stato progettato un castello e i prezzi erano rispettosi del prezzario dei lavori pubblici, l’ufficio tecnico si sarebbe determinato nella medesima maniera! Creandosi il problema solo successivamente….”
“Il responsabile dell’ufficio tecnico solo successivamente alla richiesta di determinazione dell’impegno di spesa “avverte la necessità” di effettuare chiarimenti al riguardo, ammettendo nel corso del dibattimento che “forse l’errore è stato nell’essere generici”.Viene quindi spontaneo chiedersi, come è possibile che un ufficio pubblico deputato ad offrire un servizio a tutela dei cittadini, possa essere così distratto, superficiale e negligente? Com’è possibile che chi amministra questa comunità non provi nemmeno imbarazzo per una tale vicenda?
Non spetta a me dare queste risposte, anche perché  troppo spesso assistiamo ad atteggiamenti servili al potere politico, ma credo che qualcuno debba chiedere pubblicamente scusa a coloro che, ingiustamente, hanno pagato un prezzo troppo alto per una vicenda che voleva solo affermare un proprio innegabile diritto.
Per fortuna, la giustizia trionfa sempre!!!

Acerra 8 aprile 2016

Arch. Gianluca Panico

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