«La piazza siamo noi», lo hanno gridato festosi ma decisi in centinaia e non una sola volta, Venerdì sera ad Acerra. Ore 17 tutti in piazza Falcone e Borsellino: studenti, docenti, preside e genitori. Tutti insieme e felici davanti alla loro scuola vandalizzata per ben tre volte in poco tempo da quei sette o otto ragazzini che approfittando del buio che avvolge lo spazio antistante si sono intrufolati per il solo gusto di danneggiare e dileguarsi al primo suono delle sirene delle forze dell’ordine accorse sul posto. A chiamare a raccolta alunni, genitori e professori è stata la preside della scuola media “Gaetano Caporale”, Rosa Esca. E con lei tutti i docenti, l’intero consiglio d’istituto e i genitori, stanchi di tenere tappati in casa i propri i figli perché non c’è abbastanza sicurezza nelle strade deserte e poco illuminate. Ed è così che al flash mob dell’altra sera hanno partecipato in centinaia. All’appello hanno risposto anche il sindaco Tito D’Errico, l’assessore alle politiche scolastiche Milena Petrella e la deputata pentastellata Carmela Auriemma. «Non vogliamo subire impotenti i raid, ci siamo detti, ed allora dobbiamo essere pronti a riappropriarci della piazza perché le forze dell’ordine non possono presidiarla 24 ore su 24. Quindi siamo noi cittadini che dobbiamo riprenderci gli spazi, se vogliamo renderli vivibili e sicuri», racconta la preside Rosa Esca. Strano destino quella di piazza Falcone e Borsellino: per vent’anni è stato uno dei luoghi più frequentati dalla movida nonostante fosse aperta al traffico e fosse un semplice spiazzo davanti all’ex Pretura. È stata ristrutturata, abbellita, chiusa al traffico veicolare 10 anni fa e dalla fine della pandemia è diventata una buia terra di nessuno dove chi l’attraversa lo fa quasi sempre con una certa apprensione.
LA «LUCE»
Venerdi, 24 Febbraio, si è riempita per un paio d’ore come d’incanto: gli studenti hanno allestito ai quattro lati della piazza da altrettante band formate da suonatori di sassofoni, chitarre, violini e da una pattuglia di alunni che hanno dipinto su tela e su cartoni la loro idea di pace nel mondo. Addirittura tra la folla è comparso anche un tavolo da ping pong con tanto di torneo improvvisato. E poi balli, girotondi per dimostrare che quella piazza apparteneva a chi voleva essere felice di esserci. Enrico Ferrigno