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A proposito del rapporto tra Politica e Tecnica nel Governo degli Enti Locali

A proposito del rapporto tra Politica e Tecnica nel Governo degli Enti Locali.
Fernando Boscaino*
Prima di tutto chiedo scusa a quelli che parlano bene per il fatto di aver utilizzato il termine “governo” al posto di quello,  più in voga, di “governance”; resto, tuttavia, del parere che la lingua italiana possieda tutte le qualità, linguistiche, grammaticali, sintattiche e semantiche per poter esprimere compiutamente pensieri e concetti. Ma torniamo al tema di queste note.
Da un’intervista pubblicata dal “Il Sannio Quotidiano” in data 04.10.2015 ad un ex Assessore (dott. Luigi Scarinzi) della Giunta attualmente al governo della città di Benevento:
Giornalista:“Cominciamo dal passato. Due anni fa si dimise da assessore. L’addio del recordman di preferenze, dell’uomo più vicino al Sindaco è stato forse il fatto politico più clamoroso della consiliatura. Glielo chiedo in maniera secca: perché lo fece, se ne è pentito o anche col senno del poi è stato giusto così?”
Ex Assessore:“Le dimissioni di dicembre 2013 sono state il frutto di un lungo e sofferto ragionamento, dovuto all’impossibilità di poter operare e programmare in modo efficace a causa di palesi diversità di vedute con parte della struttura tecnica che – in quel momento – aveva quasi esautorato la politica dai suoi compiti di indirizzo e controllo. Dispiaciuto, in quanto reputo un dovere sacro, l’impegno assunto con gli elettori, ho dovuto dimettermi: è stato un gesto doloroso ma inevitabile. I fatti, alla lunga, mi hanno dato ragione.”
La dichiarazione riportata nell’ intervista citata rende, in tutta evidenza, la situazione di stallo che troppo spesso caratterizza l’azione – o la inazione – amministrativa nel governare l’Ente locale: lo scollamento tra parte politica e parte tecnica è destinato a vanificare qualsiasi programma, qualsiasi buona intenzione anche del più illuminato dei politici (laddove ne esistano ancora, va da sé!): da una parte il Sindaco,  gli Assessori e i Consiglieri (la Politica) chiamati dai Cittadini a programmare azioni ed iniziative che dovrebbero essere tese al miglioramento – continuo e costante – della qualità della vita per gli Uomini e per il Territorio, dall’altra i Dirigenti e i Funzionari che dovrebbero tradurre i programmi in progetti,  realizzabili e realizzati, e le azioni e le iniziative in fatti concreti (la Tecnica). Il processo di separazione dei ruoli e delle competenze tra le due componenti, iniziato già nei primissimi anni ’90   del secolo scorso – le riforme “Bassanini” – e culminato con il D.lgs. 267/2000 (Testo Unico degli Enti Locali) avrebbe dovuto, nelle intenzioni del legislatore, determinare un relazione di complementarità e di alleanza tra i due livelli, finalizzata a perseguire il benessere del Territorio amministrato; viceversa il quadro che ne è scaturito è quello di una relazione dicotomica e frequentemente conflittuale che produce solo immobilismo ed occasioni di sviluppo mancate (ad esempio, il dato sulla percentuale di spesa dei fondi comunitari per il periodo 2007/2013 in Campania è assolutamente sconfortante, ma di questo si potrà parlare in altro momento)! Come e perché si è determinato tutto ciò? E, soprattutto, vi si può porre riparo ed iniziare una stagione di alleanza tra i due livelli per governare insieme il processo di riscatto, riqualificazione e crescita dei nostri territori? Lascio, per il momento, sospeso il primo quesito e rispondo al secondo: sono convinto di sì: gli strumenti normativi ci sono; la suddivisione (non separazione) tra le competenze di indirizzo e controllo e le competenze gestionali possono e devono costituire strumento formidabile dell’arte del governare: la Politica deve decidere il cosa fare, che deve essere ragionevolmente fattibile, sostenibile e funzionale ai soli interessi della Comunità amministrata, e deve mettere a disposizione le risorse necessarie (l’approvazione e l’assegnazione ai dirigenti del Piano Esecutivo di Gestione – PEG – è tra le poche competenze ancora assegnate alla Giunta dall’art. 49 del TUEL); la Tecnica decide il come farlo, e deve essere un come totalmente rispettoso delle norme e delle leggi, celere – è possibile anche senza ricorrere surrettiziamente agli affidamenti diretti, ad esempio – e trasparente: si deve dare conto delle proprie azioni. Occorre, però, che entrambi i livelli compiano una profonda riflessione sul proprio ruolo e sulle proprie funzioni: l’autoreferenzialità politica degli amministratori e l’autoreferenzialità burocratica dei tecnici è miscela devastante, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti. Bisogna, in una parola, che gli amministratori si ricordino di dover rispondere ai cittadini e non alle segreterie dei partiti (è concetto reiterato ad ogni piè sospinto, lo so, e lo dico lo stesso), e che i tecnici facciano il loro mestiere ricordandosi sempre  che dovrebbero essere dei servitori (non servi) dei cittadini e dell’Amministrazione che li rappresenta con lealtà (che non è lealtà al politico ma alla Politica in cui hanno creduto gli elettori) e trasparenza. Occorre che gli Amministratori si riapproprino del ruolo di governo e  controllo (che significa verificarne l’efficacia e l’efficienza dell’azione, non piegarla ai propri interessi) sulla tecnica, hanno gli strumenti normativi per farlo: un dirigente che non consegua gli obiettivi concordati e prefissati (a patto che siano realizzabili, naturalmente: ad impossibilia nemo tenetur!) va rimosso o, quanto meno, ridimensionato. E’ il metodo  di reclutamento della dirigenza locale che va ripensato da parte della Politica, se la Politica vuole davvero innescare un processo di cambiamento: sembrerà banale, ma, siccome i cambiamenti camminano con le gambe degli uomini, avere un dirigente magari anche tecnicamente bravissimo, ma che è sempre musone, lamentoso, arrabbiato, che interviene solo per dire che non si può fare e a dire che servirebbero più risorse di quelle che ha a disposizione (in realtà non ci vuole molto a dirlo) con l’aria un po’ indispettita, è un limite enorme che, oltre a penalizzare lo stesso dirigente, penalizza – se non paralizza – la Politica. L’assioma, ricorrente nella PA locale, “i politici passano, i dirigenti restano” non può, non deve, più funzionare: se c’è fallimento di un’azione di Governo, la responsabilità non può essere solo di una parte del sistema; la Tecnica ha gli strumenti, le competenze e deve avere il dovere di supportare la Politica nel perseguire obiettivi e risultati; la quale Politica, da parte sua, deve rinunciare all’alibi del “avrei voluto farlo, ma la tecnica me lo ha impedito!”. Ma questa è un’altra storia.

Fernando Boscaino – Dottore in Sociologia, già Dirigente Enti Locali, consulente P.A. locale.

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