Acerra non smette di stupire.
Qualche settima fa, al mercato settimanale che si svolge alle Madonnelle, un banchetto, organizzato – con la scusa di raccogliere giocattoli per i bambini bisognosi – da un noto gruppo di estrema destra con la complicità di qualche locale servetto sciocco, non è passato inosservato. La Sinistra acerrana, preoccupata da questo “rigurgito fascista”, si è mobilitata presidiando una piazza. Ha chiamato a raccolta le forze democratiche, per reagire contro un seme pericoloso e insidioso, da stroncare e contrastare sul nascere. In una città medaglia d’oro al valore civile, il richiamo al valore fondante dell’antifascismo è da salutare come un importante contributo alla vita democratica della città, la quale – assorbita dagli innumerevoli problemi quotidiani – avrebbe potuto sottovalutare il significato e il valore simbolico del banchetto mercatale.
Indubbiamente, la società acerrana ha dimostrato di possedere gli anticorpi per reagire alle moderne manifestazioni e declinazioni del fascismo. In una città difficile come Acerra dal punto di vista del conflitto sociale, non si sono registrati, in questi anni, espressioni di odio razziale o etnico, episodi di aggressioni fisiche o verbali nei confronti delle diversità e delle minoranze, fenomeni di violenza politica. La sinistra radicale ha comunque affermato con la manifestazione di piazza una propria funzione politica e civile che, tuttavia, non risolve del tutto ad Acerra i suoi problemi più di fondo, che derivano da un lato dall’incapacità di elaborare nuovi obiettivi dopo la lotta – purtroppo persa dalla città – contro l’inceneritore e la lunga condivisione, con gli attuali esponenti del potere locale, di una lunga stagione amministrativa.
Ma questo è un altro tema.
Piuttosto è il caso di segnalare il vuoto e l’impotenza della politica cittadina – considerata nel suo complesso – di fronte ad altri segnali non meno inquietanti dei rigurgiti fascisti del mercato. Nelle ultime settimane, l’omicidio di un uomo ammazzato a Piazza San Pietro tra ignari passanti o la rapina ad un pubblico esercizio con il ferimento del proprietario e la conseguente chiusura dell’attività commerciale non hanno registrato alcuna reazione da parte delle istituzioni e della politica.
A proposito di fascismo e dittatura, da viale della Democrazia continuano ad arrivare segnali estremamente preoccupanti dell’artigianale tentativo di condizionare e limitare fondamentali libertà democratiche, come quella di espressione, attraverso il potere amministrativo esercitato. La gestione dell’affissione comunale dei manifesti è oggetto di diverse segnalazioni e di una recente circostanziata denuncia contestazione di alcuni consiglieri. I manifesti che esprimono dissenso o critiche verso l’amministrazione comunale sono sottoposti a rigidi controlli e ad osservare ogni obbligo previsto dalla procedura, mentre gli altri, per pura casualità, incontrano ogni forma di agevolazione e una fortuita mancanza di controlli. Anche i luoghi di affissione, per pura casualità, sono caratterizzati da una singolare coincidenza: sui corsi principali e più frequentati, ovviamente, i manifesti di critica o di dissenso, del tutto occasionalmente, non arrivano mai.
In queste ultime ore, poi, si è aggiunta, tra l’incredulità e la sorpresa, la particolare ordinanza sindacale contro il volantinaggio. Le ordinanze sindacali in Italia, spesso, sono il regno delle amenità o della stupidità. Ad Acerra basta ricordare l’ordinanza sui passeggini e la fine misteriosa che ha fatto. La recente ordinanza* adottata dal sindaco che puoi chiamare per nome, infatti, allo scopo “nominale” di tutelare il decoro urbano e reprimere le forme selvagge di volantinaggio, è molto pericolosa e sospetta. Mettere sullo stesso piano il volantinaggio per finalità commerciali e il volantinaggio di natura politica, infatti, rischia di essere solo un demenziale crimine perpetrato da un potere arrogante. Alla repressione di certe degenerazioni dei meccanismi pubblicitari sarebbe bastata l’applicazione delle normi vigenti e un controllo più efficace del territorio da parte dei vigili urbani.
L’ordinanza, inoltre, prevede che durante le manifestazioni politiche, religiose e sportive possono essere “distribuiti volantini solo ai cittadini che mostrino interesse a riceverli”.
Non sappiamo se qualche parroco – a questo punto – si preoccuperà della distribuzione dei foglietti per la Messa domenicale, ma che senso concreto può avere questa disposizione? O sarà rimesso a un pezzo del Comando dei Vigili urbani di stabilire se un volantino sia interessante o meno per i cittadini?
In un qualunque contesto, soprattutto se pubblico, una persona che non ha interesse a ricevere un volantino, da sempre – semplicemente – evita di prenderlo dalle mani di chi lo propone. L’unica conseguenza prevedibile di questa ordinanza sindacale attiene, in modo evidente, alla libertà politica e di espressione, in particolare dei più giovani e degli studenti, che ne uscirà inevitabilmente compromessa o certamente condizionata.
* Ordinanza sindacale n. 36/2015