Caso Tardi: il sindaco faccia chiarezza!
Acerra. Le infuocate dichiarazioni del consigliere comunale, Domenico Tardi, sull’operato di questa amministrazione pesano come un macigno gigantesco sulla politica e sulla democrazia ad Acerra. Le accuse rivolte ad un modo di comandare e gestire non sono per niente generiche, anzi. Provengono da un consigliere comunale in carica, con molta esperienza alle spalle, già capogruppo consiliare dimissionario del partito del sindaco. Domenico Tardi non è uno sprovveduto di primo pelo, per quanto il modo di interpretare il ruolo, la tenuta politica e le finalità della propria azione istituzionale si prestano ad infinite critiche e dietrologie. Gli argomenti e i fatti denunciati debbono comunque essere separati dalla fonte da cui provengono, delineando un quadro inquietante e fosco sulla vita amministrativa al Comune di Acerra che merita ogni approfondimento. Le parole pesano e l’utilizzo del termine “sistema” appare del tutto inequivocabile o quantomeno allusivo per altri versi. I meccanismi non soltanto sarebbero preordinati ad accrescere il consenso clientelare dei potenti di viale della Democrazia, ma addirittura minerebbero nelle fondamenta l’imparzialità e la correttezza dell’azione amministrativa, pregiudicando e compromettendo il fondamentale principio di legalità. Le finalità pubbliche dell’azione amministrativa, quindi, sarebbero esposte al rischio di deviazioni e condizionamenti esterni. Si tratta di concorsi per assunzioni o di autorizzazioni edilizie la sostanza non cambia.
La vicenda chiama in causa tutte le istituzioni, non soltanto la Procura della Repubblica di Nola, a cui, forse, come annunciato in C.C. dallo stesso Tardi qualcuno si rivolgerà per querelarlo. È necessario recuperare un clima di serenità e di credibile affidamento dei cittadini verso l’agire dell’ente più prossimo ai bisogni della comunità.
Si dovrebbe, fin da subito e preliminarmente, svolgere una adeguata verifica sull’idoneità e sull’attitudine dei sistemi di controlli interni alla vita comunale di costituire un argine a queste spinte o derive: commissione di vigilanza, segretario generale, dirigenti comunali, revisori dei conti o organismi di valutazione.
Di fronte ad affermazioni così gravi, sarebbe necessario che il sindaco assicurasse con immediatezza fattori netti di discontinuità amministrativa. Le commissioni d’esame per i concorsi in programma, composte dal segretario generale e dai dirigenti comunali, che dovrebbero giudicare solo sulla base di una prova orale, per fare un esempio concreto, vanno immediatamente azzerate. Il sindaco, con serenità, ricorra a funzionari pubblici, di pari grado e responsabilità, provenienti da altre amministrazioni e meglio fuori regione, per garantire quella indispensabile terzietà incrinata chiaramente da queste dichiarazioni di un consigliere comunale in carica.
Tanto il sindaco cosa può temere?
Il sindaco è chiamato a fare chiarezza, assumendo iniziative dal segno forte. Convochi un Consiglio Comunale per affrontare una serrata e puntuale discussione su quella che è diventata una vera e propria emergenza istituzionale e proceda, in nome della trasparenza, a pubblicare l’elenco degli studi tecnici che hanno conseguito concessioni o autorizzazioni edilizie in questi tre anni, non dimenticandosi di indicare il loro numero.
Non si gioca, non si fanno battute da bar.
Faccia fino in fondo il sindaco.