In pochi anni, Acerra ha perso l’appellativo di comune più occupato d’Italia.
Le fibrillazioni sociali e le tensioni popolari, che individuavano sistematicamente nel palazzo municipale il luogo prevalente della propria espressione conflittuale o manifestazione esteriore, caratterizzarono una lunga stagione politica. Da qualche anno a questa parte, per tutta una serie di circostanze, il movimento organizzato dei disoccupati, nelle sue varie declinazioni, e le rappresentanze di base di alcuni quartieri popolari, hanno rinunciato a queste forme più radicali di lotta.
Il rapporto tra politica e democrazia è diventato più complesso e articolato.
Il predominio assoluto dei partiti di una volta è stato messo in discussione dall’ingresso di molteplici attori nel sistema politico. La società civile, soprattutto a livello locale, ha cercato di rompere i meccanismi di rappresentanza e di mediazione, per svolgere funzioni politiche dirette.
Questo è avvenuto anche ad Acerra in forme esplicite e dichiarate. Basta pensare al periodo immediatamente successivo allo scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni camorristiche e allo scandalo di Tangentopoli. La società civile contribuì in maniera attiva alla formazione di una coalizione, alla composizione di una lista, alla definizione di una proposta programmatica, all’indicazione di un candidato sindaco. In realtà, era un pezzo di società civile che, al netto di un possibile calcolo elettorale, non riteneva agevole riconoscersi in una identità politica precisa, ma che, tuttavia, non voleva rimanere spettatore del destino della comunità e del territorio.
Gli anni della lotta all’inceneritore hanno aperto uno scenario nuovo.
La società civile è stata protagonista di una lunga azione di contrasto all’insediamento dell’impianto ponendosi, volutamente, come un’alternativa al sistema dei partiti, accusato di essere incapace di emanciparsi dai propri vertici regionali e nazionali per tutelare il territorio. Le complesse e travagliate dinamiche della lotta all’inceneritore, alla fine, trovarono uno sbocco democratico molto significativo con la conquista del governo della città, ma non nel conseguire l’obiettivo che le aveva generate.
In altre parole, la società civile, nel corso di questo ventennio, in forme diverse, si è attivata e organizzata per svolgere una funzione politica generale di rappresentanza della comunità, stabilire nuovi rapporti di forza sociale e conquistare uno spazio nelle istituzioni. Questa funzione svolta dalla società civile ha avuto una grande utilità per la vitalità della democrazia locale. Le percentuali di affluenza al voto sono state sempre elevate, perché, moltiplicandosi le offerte politiche, si accresceva la possibilità dei cittadini di mobilitarsi, riconoscersi e identificarsi.
Le ultime tornate elettorali, in particolare le regionali, testimoniano che ad Acerra, pur in presenza di diverse e varie candidature locali, il livello di disaffezione democratica è risultato più pronunciato che altrove. L’astensionismo, nonostante il prorompere sulla scena di nuovi soggetti molti attivi, è diventato di gran lunga il principale partito.
La sfiducia e la delusione hanno preso oramai il sopravvento, ma è sotto gli occhi di tutti un nuovo, rinnovato protagonismo sociale. Negli ultimi anni, con sempre maggiore intensità, si assiste all’organizzazione di gruppi di cittadini che, rompendo ogni meccanismo di intermediazione, si adoperano per realizzare singoli progetti, rappresentare una questione o un problema, assumere iniziative di vario genere, dalla raccolta di firme o alla protesta simbolica, per contrastare un provvedimento amministrativo o conseguire una risposta dalle istituzioni. Le tasse, la scuola, l’ambiente, gli antiroghi, i quartieri, il traffico o le barriere architettoniche, sono stati i temi di queste mobilitazioni. Nessuna pretesa di prospettare una visione generale, dunque, ma solo la ferma volontà di chiamare le istituzioni a risolvere o a misurarsi con uno specifico problema.
Siamo di fronte a un mutamento radicale e profondo, una piccola rivoluzione dove si abbatte ogni ipocrisia o calcolo. La società civile torna a riappropriarsi del proprio ruolo, mantenendo netta la distinzione da quanti, seppur con nomi e terminologie diverse, intendono svolgere una funzione politica o pubblica. È l’affermazione di una società che muove dal basso con dignità e forza, è l’affermazione consapevole di una nuova cultura civile, è l’affermazione di una nuova concezione della cittadinanza. Si intraprende un percorso insieme agli altri soltanto per ottenere puntuali riscontri, senza alcuna confusione di ruoli e responsabilità.
È l’inizio di una nuova fioritura per Acerra?