Valanghe d’acqua sulla testa del sindaco.
Gli improvvisi e intensi temporali estivi, dunque, valgono anche per la politica ad Acerra.
Dopo l’annuncio della presentazione di una interpellanza da parte dei consiglieri comunali di opposizione sulla tariffa idrica, si è scatenato il putiferio.
Un comunicato stampa di un consigliere comunale di maggioranza ha cercato, subito dopo il lancio della notizia, di motivare le ragioni di chi governa. Nel frattempo la polemica politica, con i fulmini e le saette tipici della rete, era già stata innescata e scoppiata, con il solito imbarazzante codazzo di tifosi, interessati quanto inutili, pronti ad alzare sterili bandiere di grandezza al vento.
L’interpellanza, di cui non ancora si conoscono il contenuto e il tenore, produrrà – per regolamento e come si dovrebbe sapere – una discussione in Consiglio Comunale. Sarà quello il momento e il luogo istituzionale per comprendere effettivamente le ragioni di tutti, approfondire gli interrogativi effettivamente sollevati e maturare dei convincimenti. Bisogna, semplicemente, avere pazienza e aspettare.
Non tutto, però, si può dissolvere nell’attesa del Consiglio Comunale. Si deve, infatti, sottolineare che le problematiche legate alla gestione del servizio idrico, in tutte le diverse declinazioni amministrative, costituiscono, in modo risaputo e notorio, uno degli snodi cruciali della vita comunale. Chiunque eserciti o abbia esercitato funzioni politiche o amministrative nella nostra città negli ultimi anni, tranne qualche sprovveduto, conosce il rilievo, l’importanza e soprattutto il peso, finanziario e contabile, di questa vicenda.
È un nervo scoperto del potere, dell’amministrazione.
Le complesse e intricate scelte compiute dal Comune di Acerra sull’acqua sono l’espressione più becera di una cattiva gestione che, tuttavia, è stata indispensabile per rendere possibile e sostenibile una lunga stagione politica di esercizio del potere locale. La reazione istintiva e umorale contenuta nel comunicato stampa, condita da chiari toni e intenti minatori, rappresenta la prova che la seppur farraginosa e incerta opera dell’opposizione ha, in questo caso, toccato un tasto dolente, un filo elettrico, nudo, stracarico di tensione. La preoccupazione che una gigantesca pentola potrà essere scoperchiata, nell’interesse di Acerra e dei cittadini, ha avuto un evidente effetto destabilizzante.
Uno dei veli del tempio, occupato per anni, si può squarciare svelando uno dei tasselli cruciali e decisivi, da un momento all’altro.
Questa iniziativa individuale estemporanea, come tutte le manifestazioni della mancanza di riflessione e riflessività in politica, apre una serie di temi istituzionali di grande significato e valenza. Essa conferma, in primo luogo, che l’azionista politico di riferimento di questa esperienza di governo locale non attribuisce alcuna autorevolezza e autonomia alla maggioranza consiliare e all’esecutivo comunale.
Il comunicato stampa è un palese, quanto incontrovertibile, atto di sfiducia nei confronti dell’assessore al bilancio e dell’intero esecutivo per due ordini di motivi, uno che attiene al merito l’altro, rilevantissimo, al metodo.
Da un lato, infatti, sono stati confermati e sottolineati i ritardi e le inadempienze accusati dall’assessore e dalla giunta nella gestione della problematica.
Dall’altro, è evidente che la giunta e l’assessore sono stati ritenuti incapaci di fornire spiegazioni amministrative e risposte politiche credibili all’iniziativa dell’opposizione. Ma imputare alla giunta e all’assessore, in modo così indiretto ma comunque plateale, colpe e responsabilità precise significa manifestare una sfiducia verso l’autorevolezza, la forza e il ruolo del sindaco.
È un dato politico.
Se questa sortita sia stata il frutto di leggerezza, conseguenza di un’accecata reazione figlia della buona fede, conferma l’interpretazione secondo la quale il sindaco indossa la fascia tricolore, ma nella diarchia quello che la porta davvero, per capacità amministrative e forza politica, è un altro. Se questa sortita, invece, è frutto di un calcolo e di un ragionamento, essa è uno dei segnali dell’avvio di un processo di logorio e delegittimazione del sindaco che punta – direttamente – alla sua successione, tentando di portare a compimento una lunga e decennale scalata ai vertici della politica e del potere locale.
Il sindaco, non a caso, è partito in ritardo e si sta affannando nella rincorsa.
Al momento, non a caso, è giunto secondo!