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Il sindaco dimentica di essere il primo cittadino non l’ultimo!

Acerra. Lo sbocco traumatico dell’ennesima esperienza amministrativa dell’uomo più sfiduciato nella vita dell’ente locale, Vincenzo Falco, non ha sorpreso nessuno.
Del resto, le premesse di questa storia erano piuttosto chiare.
Il sindaco che puoi chiamare per nome, dopo averlo già sfiduciato in Consiglio Comunale anni prima, aveva accettato l’alleanza per soli scopi elettorali, non avendo, notoriamente, grande considerazione e nessuna stima per Vincenzo Falco. Di converso, il professore non aveva fatto segreti sui pericoli e rischi di una eventuale sindacatura Lettieri, ma l’assenza di ogni alternativa lo aveva indotto a giocare comunque la partita.
Da quindici anni a questa parte, il Prof. Vincenzo Falco, dimostrando intuito e fortuna, da buon camaleonte è riuscito, pur non candidandosi mai personalmente, ad avere uno spazio tra i vincitori delle elezioni comunali, ricoprendo ripetutamente il ruolo di assessore.
Pur ritenendosi l’unico uomo politico nuovo nel panorama, espressione di una società civile laboriosa ed affermata nel lavoro, non è stato mai in grado di esercitare una leadership, accontentandosi, da buon sportivo e consapevole della realtà, di fare il gregario. In realtà, alla prova dei fatti, alla capacità di stare coi vincitori non ha mai corrisposto una capacità di governo e di amministrazione. Soprattutto ha sistematicamente mostrato una difficoltà strutturale ad operare con consapevolezza e sensibilità politica, tanto da rompere sempre con i sindaci, coi consiglieri comunali di riferimento, con gli organismi dirigenti del proprio partito, quindi con tutti i soggetti che, a vario titolo, avevano riposto fiducia nel suo impegno.
Per questi elementari motivi e per questa storia documentata, non si riescono a comprendere i motivi per i quali il sindaco abbia deciso di mettere in piedi, con un vergognoso comunicato stampa, la più gigantesca opera di mistificazione e falsificazione perpetrata ai danni dei cittadini acerrani.
Il giorno 26 novembre 2015, dopo uno scontro politico durato settimane e passato anche attraverso un comunicato dell’assessore che annunciava l’autosospensione, il sindaco adottava il decreto di revoca dell’incarico, motivandolo nell’unico modo, tecnicamente e giuridicamente possibile, ossia il venir meno – per ragioni politiche – del rapporto di fiducia che lo giustificava.
Il decreto veniva anche notificato all’assessore che in questi tre anni era stato comunque posto ai margini dell’azione amministrativa sulla scuola per una decisione consapevole del sindaco.
Il giorno dopo, con un atteggiamento oltraggioso della verità e irrispettoso verso i cittadini e la loro intelligenza, il sindaco, con la collaborazione di un addetto stampa, diramava un comunicato stampa in cui il decreto di revoca dell’incarico era rappresentato come lo sbocco istituzionale di un percorso condiviso e concordato tra il sindaco e l’assessore sfiduciato.
Il sindaco dimentica di essere il primo cittadino non l’ultimo.
Ammesso che ci fosse stato un cretino al mondo a pensare che il modo per condividere l’abbandono dall’incarico di un assessore fosse un decreto di revoca e non le dimissioni, l’idea che ve ne fossero due a pensarla in questo modo e a fare comunemente un accordo, è una pretesa intollerabile e fuori natura.
Un sindaco serio e rispettoso dei cittadini aveva tutte le possibilità per giustificare il proprio operato, la propria sofferta scelta scaturita nell’interesse esclusivo della città e del buon andamento dell’ente locale.
Il ricorso abituale e sistematico alla bugia, a mistificare la realtà o quanto facilmente verificabile dalla carte ufficiali, è l’indice più forte e incontrovertibile della mancanza di trasparenza a Viale della Democrazia.
Cosa dobbiamo ancora attenderci?

Pasquale Sansone

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