Acerra. In questi giorni, il responsabile comunale dello Sportello unico per le attività produttive ha pubblicato il bando per l’assegnazione, in diritto di proprietà, delle aree destinate ad attività artigianali e piccola industria entro l’area destinata al Piano per gli insediamenti produttivi. Nel Piano, che si trova in località Marchesa, cioè tra i Regi Lagni e l’Ipercoop di Afragola, sono disponibili dodici lotti, già completamente urbanizzati, ma ne saranno assegnati solo undici, perché il dodicesimo, contrassegnato dal numero “7”, è riservato al cantiere di rimessaggio dei mezzi della “Nettezza Urbana comunali”.
Si tratta, in tutta evidenza, del cantiere pubblico di rimessaggio degli automezzi impegnati nella raccolta dei rifiuti, deciso ed approvato con diverse delibere dal Commissario prefettizio, più di quattro anni fa, tuttavia mai realizzato. Il cantiere pubblico, stando agli atti deliberativi assunti dal Prefetto, sarebbe stato realizzato su suoli di proprietà comunale presenti nell’area per gli insediamenti produttivi alla Marchesa, con risorse finanziarie anticipate dalla società che gestisce il servizio dei rifiuti. Il Comune di Acerra, quindi, si sarebbe dotato – senza spendere un euro dei cittadini – di una fondamentale struttura logistica, rispondente a tutti i requisiti e disposizioni di legge in materia di compatibilità ambientale, di igiene e sanità, di sicurezza per i lavoratori. Il canone mensile dovuto al Comune, determinato in seimila e cinquecento euro, sarebbe stato trattenuto dalla società fino alla concorrenza del valore dei lavori effettuati, con le modalità convenute tra le parti nell’ambito di una Conferenza dei servizi.
La proposta di un cantiere pubblico per questi automezzi era stata prospettata, negli ultimi mesi dell’esperienza di governo di Tommaso Esposito, dagli assessori e dal Capogruppo consiliare del Partito Democratico, con la finalità di arginare la percepibile pressione esercitata sulla vita amministrativa dalla congerie di interessi economici sollecitati dalla questione. Il cantiere pubblico era anche una risposta, politicamente alta e consapevole, alle sproporzionate e ossessive attenzioni di alcuni, forse troppi, esponenti istituzionali avvinti da impegni elettoralistici o protesi alla maniacale conquista di facili consensi clientelari, giocando con l’obbligo – stabilito dal capitolato d’appalto a carico del gestore del servizio – di individuare il cantiere sul territorio comunale.
Con quest’ultima amministrazione comunale, nonostante l’approvazione da parte del Commissario prefettizio di tutti i provvedimenti amministrativi necessari per la realizzazione di questa fondamentale infrastruttura pubblica, all’intervento del cantiere pubblico non si è mai voluto attribuire alcuna priorità e valore. Si è preferito lasciarlo presso i privati, ai quali – in questo lungo periodo – è stato riconosciuto dalla società privata un adeguato canone mensile, maggiore – per comprensibili dinamiche di mercato, di quello concordato negli atti commissariali. Per qualche anno, con l’attuale giunta, il cantiere è stato infatti individuato in zona industriale al Pantano, presso un capannone, afferente alla società Pellini, che presentava una serie di problematiche; più di recente, invece, è stato poi spostato in un’altra area, a ridosso del centro abitato, che presenta altri problemi e inconvenienti.
Per anni, il sindaco, anche di fronte ad interrogazioni parlamentari e consiliari o alle dimissioni dell’assessore al personale, si è rifiutato di giustificare i gravi ritardi accusati nella realizzazione del cantiere comunale. In rarissime e forzate circostanze, ha scaricato, come sempre, la responsabilità dell’inerzia sui dirigenti comunali incaricati di porre in essere i provvedimenti conseguenziali e concludere il procedimento. Il balletto di colpe e responsabilità si sarà – di sicuro – perso nei meandri di una oscura e occulta corrispondenza tra dirigenti comunali, che non può avere, per definizione, alcun significato, valore e rilievo politico. Sta di fatto che l’attuale pubblicazione del bando per l’assegnazione di queste aree nel Piano per gli insediamenti produttivi rimuove – definitivamente – ogni dubbio sui motivi reali di questo imbarazzante ritardo, spezzando ogni velo di ipocrisia su un modo di amministrare in cui gli interessi pubblici, la legalità, il buono e imparziale andamento del Comune non costituiscono un orizzonte strategico del potere.
Se nessun ostacolo insormontabile di carattere tecnico, pratico o formale, oggi, ha impedito la pubblicazione del bando per l’assegnazione delle aree nel PIP, non si capisce perché – ieri – abbia potuto ostacolare e impedire la realizzazione del cantiere pubblico nella stessa zona.
È la forza incontenibile della logica!
Penso che sia un dovere politico indicare, con puntualità e senza forzature strumentali, gli aspetti inquietanti di un’azione amministrativa politicamente incomprensibile e istituzionalmente ingiustificabile. È indispensabile fornire alla cittadinanza concreti elementi di valutazione, anche per impedire – in futuro – di riconoscere a chiunque la possibilità di dire di non aver capito, di non avere mai potuto immaginare o di non essere stato in condizione di comprendere.
Mi guardo bene dal non rispettare, in ogni caso, la leggerezza di coloro che credono o continueranno a credere che ad Acerra non esista il malaffare, che la criminalità organizzata sia priva di interessi materiali sul territorio, che il comune sia immune da fenomeni di corruttela e condizionamento. Certo, a quanti per interesse, in buona fede o convinzione, la pensano così, ritendendo sul serio che Acerra sia diventata, all’improvviso, il paese delle meraviglie, posso dire soltanto che questo sindaco e questa compagine di governo cittadino sono – a questo punto – anche troppo, oserei dire dei veri e propri lussi per la nostra città.
Pasquale Marangio