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Tassa Rifiuti:da Viale della Democrazia una propaganda senza rispetto per i cittadini!

In queste ore, il Comune sta recapitando alle famiglie acerrane gli avvisi di pagamento per la tassa dei rifiuti.
Il peso ingiusto e insopportabile di questa tassazione si sta facendo sentire, considerando le esplicite espressioni di disagio e di rabbia che si possono avvertire in coda alla posta, in un qualunque bar della città, nelle conversazioni accese in piazza.
Da diversi giorni, questa rabbia civica viene intercettata dalla raccolta di firme che un gruppo di “volontari” ha attivato con successo nelle strade e nei quartieri.
In questa stagione di disaffezione dalla politica e dalla vita democratica, il numero di firme raccolte ha già un enorme significato.
Le istituzioni comunali, maggioranza ed opposizione, non hanno avuto la capacità di avvertire, per tempo, la vastità e la profondità di questo crescente malessere sociale verso una tassa che impatta sulla ferita ancora aperta dei rifiuti e dell’ambiente. Il Consiglio comunale, in particolare, soggiogato dalla propria autoreferenzialità, continua a non riuscire a interpretare i bisogni veri e profondi della popolazione, non essendo in condizione di contrastare il danno né di impedire la beffa.
La proposta, per esempio, di riconoscere una rateazione del pagamento della tassa, avanzata nei giorni scorsi dal PD, poteva essere discussa in Consiglio Comunale.
Il fermento popolare e il successo della raccolta delle firme hanno prodotto soltanto, almeno da parte degli esponenti della maggioranza più attenti alle esigenze della comunicazione, il tentativo di precisare la natura, l’effettiva dimensione e le ragioni degli incrementi della tassa. Questo apprezzabile sforzo comunicativo è sfociato, inevitabilmente, in propaganda a buon mercato.
Il potere, quando è mosso dall’esigenza di preservarsi e di perpetuarsi, del resto, non può mai adoperarsi per fornire ai cittadini una rappresentazione fedele della realtà.
In effetti, proprio la scelta coraggiosa di compiere uno sforzo di onestà intellettuale verso la città, poteva segnare, in questo particolare frangente, un meritevole fattore di novità democratica o comunque una positiva rottura politica. Invece, si è tentato di giocare con i centesimi, con le graduatorie stucchevoli, pensando che i cittadini non fossero in grado di percepire la peculiarità di Acerra, il cuore o la sostanza grossolana del problema.
I conti della lavandaia, in realtà, non sono una materia così oscura e indecifrabile.
Il servizio di raccolta, smaltimento rifiuti urbani e igiene nel Comune di Acerra ha un costo annuo di circa dieci milioni di euro.
A titolo di ristoro ambientale per la presenza sul territorio del termovalorizzatore, vengono incassati dal Comune circa tre milioni di euro all’anno, a cui si devono aggiungere i soldi incamerati per il collocamento dei materiali riciclati con la differenziata, per un importo di circa mezzo milione di euro annuo.
In tutto sono tre milioni e mezzo di euro.<br< Gli effetti sul livello della tassazione gravante sui cittadini dovrebbe essere, quindi, quantificabile agevolmente: ogni famiglia dovrebbe pagare più di un terzo in meno rispetto agli altri comuni della provincia di Napoli e della Regione Campania, per mantenere termini di paragone strettamente omogenei, rigorosi e seri.
Se questo non si è verificato, sono solo due le possibili ipotesi: o i vantaggi economici della differenziata e dei ristori non sono stati impegnati per ridurre la tassa oppure il servizio dei rifiuti ad Acerra, come sembra emergere chiaramente dalle carte municipali, costa sensibilmente più che altrove.
Di tutto questo, i rappresentanti dell’ente locale, a partire dal sindaco, avrebbero dovuto, con lealtà e chiarezza, parlare con i cittadini, fornendo i motivi, le cause o quantomeno ogni elemento di comprensione della vicenda.
Accanto a questo, non bisogna dimenticare altre due questioni, non da poco.
Il Comune sta finanziando molte opere pubbliche, essenziali e strategiche come la ristrutturazione del Primo Circolo Didattico di Piazzale Renella, attraverso le compensazioni ambientali. Senza questi apporti finanziari eccezionali e cospicui, sedici milioni di euro, il Comune sarebbe stato costretto a farvi fronte con le risorse ordinarie.
La tassazione, infine, per i servizi – la TA.S.I. – nonostante l’endemica carenza e inadeguatezza dei servizi comunali, mantiene un’aliquota molto elevata.
Di queste congiunture o situazioni favorevoli i cittadini, pertanto, non percepiscono sensibili e concreti vantaggi e continuano a non conseguire alcun corrispettivo.
I cittadini hanno solo l’obbligo di pagare, nella sempre maggiore consapevolezza che il peggio, cioè un bilancio fuori controllo e compromesso da una massa di debiti, debba ancora arrivare.
Per questo motivo, l’intero Consiglio Comunale, proprio per il recente pronunciamento della Corte dei conti, dovrebbe cogliere l’occasione dell’approvazione del bilancio di previsione, per produrre lo sforzo indispensabile per ristrutturare e qualificare la spesa comunale, giustificarla agli occhi dei contribuenti, aggredire le spese inutili e sovradimensionate, ridefinire il livello dei tributi e delle tasse sui cittadini, dare segnali importanti sulla riduzione dei costi della politica.
Sarà l’ennesima occasione persa?

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