La lettera, che l’ex e compianto Sindaco Titina Verone, inviò al Capo dello Stato, all’epoca Oscar Luigi Scalfaro, per il riconoscimento di Acerra, per il ruolo che ebbe nella Resistenza contro la cacciata del Nazifascismo, che provocò morte e dolore ad una città che resistette all’invasione, con carretti ed attrezzature agricole.
Acerra 24 settembre 1998
Signor Presidente, On. Oscar Luigi Scalfaro
sono Immacolata Verone, Sindaco della Città di Acerra, in provincia di Napoli. Mi permetto di rivolgermi alla Sua cortesia per rappresentarLe un desiderio e un’aspettativa della cittadinanza da me rappresentata e che durano ormai da oltre un cinquantennio.
Acerra, nei giorni successivi all’otto settembre del 1943, fu fatta oggetto di angherie e di soprusi da parte di truppe tedesche in ritirata. Pattugliamento di strade, intimidazioni, violenze venivano messi in essere quotidianamente. Il sedici settembre di quell’anno, una ragazza, Gilda Ambrosino, veniva falciata con una mitragliata sul piazzale della stazione. Il primo di ottobre furono sfondati tutti gli usci alla ricerca di uomini (ragazzi, giovani e adulti) da trascinare come ostaggi nella ritirata verso nord. Tra i prelevati ci fu anche un parroco, don Tommaso Carfora, che fu fatto sedere per terra nel mucchio dei prigionieri. Né fu risparmiata al Vescovo della Città, Mons. Nicola Capasso, l’onta del dileggio quando si recò nel luogo del concentramento dei sequestrati per avere informazioni relative ai suoi fedeli e al suo parroco. Il due ottobre, un altro giovane acerrano, Giovanni Piscopo, fu freddato dal piombo tedesco in piazza Duomo.
Mentre gli uomini si davano alla macchia o si nascondevano in ricoveri di fortuna per sfuggire ai rastrellamenti, ragazzi, donne e alcuni anziani accennarono ad una certa resistenza innalzando deboli barricate con carri agricoli e qualche cesta da lavoro. La reazione tedesca fu orrenda, ingiustificata e sanguinaria. Vennero trucidate oltre cento persone, senza badare al sesso o all’età. Furono bruciate case e stalle senza dare il tempo a chi le occupava di trovare salvezza nella fuga. Gruppi o persone singole furono messi al muro e fucilati. I Tedeschi in fuga lasciarono dietro di sé una città spettrale, dolorante, sgomenta, con cadaveri sparsi dappertutto.
Allontanatisi gli aggressori, si tentò di ricoverare e curare i feriti, di raccogliere e seppellire i morti. Tutta la popolazione, con un concorso spontaneo e commosso, si unì al suo Vescovo che sollecitava, incitava e in prima persona si adoperava per portare aiuto laddove ce ne fosse la necessità. Mons. Capasso fu un vero esempio di abnegazione e di zelo pastorale.
Di quelle giornate e di quello slancio umanitario di soccorso, Mons. Capasso ha lasciato agli atti della Curia Vescovile una cronaca asciutta e commossa, un raro esempio di prosa elegante, sobria, ma fortemente partecipata, di cui mi onoro di farLe avere una copia della ristampa curata dall’Amministrazione Comunale qualche anno fa.
A guerra finita, per Mons. Nicola Capasso venne proposta una decorazione al merito civile. Il «sacerdote di Cristo», come fu denominato, con una nobilissima motivazione, chiese al Ministro degli Interni di non dar corso a quella pratica. Motivazione che mi piace riportare testualmente in questo mio appello alla Sua sensibilità di cattolico e di Capo dello Stato.
«La prego vivamente -scriveva Mons. Capasso al Ministro-, di accogliere l’espressione della mia ferma volontà che non sia dia corso a tale pratica, dovendo i sacerdoti, più degli altri, dare esempio di fedele adempimento dei propri doveri, con spirito di sacrificio e di disinteresse, col solo scopo di servire a Dio e alle aninle».
La popolazione di Acerra, si appresta come ogni anno, nelle prime giornate di ottobre prossimo, a rinnovare con un orgoglio misto a compianto le celebrazioni civili e religiose in memoria dei trucidati e del suo coraggioso Pastore, ormai anch’Egli scomparso.
Come Sindaco della Città avrei un sogno: quello di poter annunciare alla mia Città, nel corso della commemorazione di quest’anno, la notizia relativa ad un segno di attenzione della Nazione e del suo prestigioso e paterno Presidente pee il dolore da Essa sofferto in quel terribile ottobre de11943.
Ripetutamente, i Consigli Comunali succedutisi in questo mezzo secolo che ci separa dall’epoca di quei tragici eventi hanno fatto richiesta intesa a ottenere un riconoscimento al valore civile per Acerra. Con l’autorevolezza morale e spirituale di cui gode, anche l’attuale nostro Vescovo, Mons. Antonio Riboldi, in più di un’occasione ha pubblicamente auspicato che quella medaglia offerta a Mons. Capasso fosse data alla Città. Ultimamente, anche il nostro Rappresentante in Parlamento, l’on. Michele Giardiello, Le ha fatto pervenire una rispettosa e calda sollecitazione per invitarLa a farsi interprete del desiderio della popolazione di Acerra di veder riconosciuto il valore di quelle vittime che vanno iscritte nel martirologio civile dell’Italia della Resistenza.
Con l’animo trepidante di capo dell’Amministrazione di questa Città e di donna che vorrebbe veder riconosciuto e additato al pubblico encomio il sacrificio di tante giovani donne e non solo donne, tra cui la sullodata Gilda Ambrosino, desidero unire anche la mia flebile, ma non per questo meno calda e impetrante, voce alle tante che già hanno chiesto alla Sua sensibilità di democratico e di cattolico un atto di giustizia, che, nel momento attuale, assumerebbe anche il significato di un atto di incoraggiamento ai nostri giovani perché resistano ancor oggi ad altre forme di barbarie e di oppressione.
Sicura della disponibilità con la quale vorrà accogliere questa mia pressante preghiera, La prego di accogliere i sensi più profondi della mia incondizionata stima e della mia più sentita deferenza.
Titina Verone – Sindaco di Aerra