Da settimane, sto provando a denunciare la paralisi amministrativa che ha investito il Comune di Acerra.
Siamo ben oltre la metà di marzo. La giunta comunale ha adottato, in questi primi mesi dell’anno, appena ventiquattro deliberazioni, peraltro senza alcun significativo impatto politico amministrativo. Un altro indice di questa paralisi è rappresentato dall’incapacità di nominare un nuovo Segretario Generale e di costruire, attraverso una adeguata attribuzione delle deleghe dirigenziali, un assetto organizzativo attrezzato a rispondere alle necessità della città. Anzi, sembra abbastanza chiaro che, dietro la concentrazione di deleghe su un unico dirigente, ci possono essere ben altre finalità rispetto al buon andamento della cosa pubblica.
La città è ormai abbandonata, come dimostra l’incomprensibile crisi nella gestione del servizio di igiene urbana e raccolta differenziata o l’impiego, sistematico e senza limiti di tempo, del corpo di polizia municipale nelle realtà periferiche. Le grandi e strutturali scelte di programmazione e pianificazione non si possono neppure inquadrare in prospettiva, quindi neanche a parlarne.
Non può bastare l’opposizione nell’istituzione locale e soprattutto non possono bastare le iniziative e sollecitazioni che essa sta producendo nelle dinamiche istituzionali.
Ogni singolo cittadino, i partiti, i movimenti, i corpi intermedi devono, in questa drammatica fase, rinfocolare la passione civile e l’impegno pubblico per provare a sottrare la città dal destino sempre più cupo in cui è precipitata.
Il Sindaco, invece, deve liberarsi dalle catene del potere che prova con ossessione a perpetuarsi. Deve assumere una forte iniziativa politica e indicare una strada alla coalizione che lo sostiene: una strada costruita solidamente su delle priorità programmatiche, su una giunta di elevato profilo politico e di competenze, su un assetto organizzativo e burocratico di livello.
In fondo è solo una questione di coraggio, di generosità, di responsabilità.
Pasquale Marangio