Sono ore che provo a darmi una risposta convincente, ma ammetto di non riuscire a trovarla. Il Consigliere regionale, Vittoria Lettieri, sapeva che cosa stava votando, quando ha deciso di sostenere apertamente l’assestamento di bilancio con il quale la Regione Campania stanziava risorse imponenti per la realizzazione della quarta linea del termovalorizzatore di Acerra?
L’unica verità, ma che forse tutti conosciamo da tempo, è che le istituzioni non sono un gioco e non avevamo affatto bisogno di ulteriori prove o dimostrazioni per comprenderlo. Se qualcuno in questi anni ha pensato, non a torto, che Acerra fosse stata politicamente “comprata”, si deve ricredere: Acerra è stata svenduta.
La vicenda della quarta linea, se la guardiamo oltre le logiche localistiche, in ogni caso dimostra l’inadeguatezza complessiva dell’azione regionale nella gestione dei rifiuti. In pratica, in oltre quindici anni, l’impiantistica industriale destinata allo smaltimento dei rifiuti nella regione è ferma a quella ereditata dall’azione del Commissariato Straordinario. L’unico fattore di innovazione positiva è costituito dalla raccolta differenziata che raggiunge, generalmente, adeguati livelli nei comuni piccoli e medi.

In quindici anni, invece, nella grande città di Napoli non sono stati registrati incrementi significativi. Non si sono neanche realizzati gli impianti industriali pubblici a supporto della raccolta differenziata come gli impianti di compostaggio, mentre crescono in numero le aziende private nel settore.
Venti anni fa, la situazione di emergenza rappresentò un fattore di forza per imporre soluzioni. In questa attuale fase, nella quale non si trovano cumuli di rifiuti per strada, ci sono tutte le condizioni per definire un’adeguata programmazione degli interventi necessari, inquadrandoli in una ragionata pianificazione territoriale. L’impianto di Acerra, in molti dimenticano, già è stato oggetto di un potenziamento della capacità di smaltimento con la revisione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, passando da seicentomila tonnellate a settecentocinquanta mila tonnellate di rifiuti all’anno.
Se occorre un incremento della capacità di incenerimento della Regione, ferma restando ogni altra valutazione sulla tecnologia e sulle alternative praticabili – per elementari principi di precauzione ed equità – gli impianti devono essere realizzati altrove.
A tal proposito, per dare un’informazione utile, concreta, non posso tacere che per legge fu – peraltro con la condivisione, anzi l’esplicita richiesta dell’amministrazione del comune interessato – individuata nella città di Salerno l’area dove alloccare l’altro impianto di termovalorizzazione della Campania. Il Presidente della Regione immagino lo sappia bene. Solo per la cronaca e non solo per la cronaca, sarebbe il caso di tenere in giusta considerazione il particolare che questa area è stata espropriata e la provincia di Salerno è stata condannata dal Tribunale Amministrativo di Salerno a versare ai proprietari dieci milioni di euro.
Pasquale Marangio