Ancora una volta, il Vescovo della città è costretto, in occasioni solenni e fortemente simboliche dell’anno liturgico, a scuotere le coscienze sulla difficili condizioni in cui versa la comunità di Acerra.
Fino ad oggi, questi accorati appelli, in linea di massima, sono caduti nel vuoto. Nella vita politica e delle istituzioni, infatti, sono in tanti, soprattutto i principali protagonisti del potere comunale, a soffrire queste “invasioni di campo”, avvertite come insopportabili ingerenze. Questo atteggiamento della politica locale è superficiale e naturalmente autoassolutorio.
Il Vescovo dimostra da tempo di avere piena e amara consapevolezza delle tante emergenze che attanagliano il territorio, da ultima l’emergenza sicurezza.
La politica e le istituzioni locali, invece, tranne sparute eccezioni, non riescono a mostrare senso della realtà, una capacità di reazione, la definizione di idee e di proposte.
L’unico orizzonte possibile per gran parte della classe dirigente della città rimane il destino personale.
Sono lontani gli appuntamenti elettorali. In questa prospettiva, l’insieme delle forze in campo, comunque collocate, dovrebbe impegnarsi nei prossimi mesi per affrontare le principali criticità sociali, dall’analisi alla proposta, indicando una strada da percorrere: ambiente, scuola, sviluppo economico e lavoro, sicurezza.
La politica dovrebbe essere questo, se non vuole ridursi ad un miserabile comitato elettorale permanente.
Pasquale Marangio