Comune di Acerra: quando la legalità è il nervo scoperto!
Il Consiglio Comunale che approva documenti di programmazione fondamentali come il bilancio dell’ente dovrebbe avere una notevole importanza, dovrebbe occupare lunghi e approfonditi momenti di confronto e discussione tra maggioranza, opposizione ed esecutivo. Ad Acerra queste considerazioni non valgono. Il confronto è preventivo, estraneo alla vita assembleare e investe solo ed unicamente due persone. I consiglieri comunali non hanno alcuna importanza e non hanno alcuna possibilità di incidere nelle scelte.
L’unico lusso riconosciuto, umiliate e degradante, è il potere di ratificare.
Come era stato largamente previsto e annunciato, poi, il Consiglio Comunale ha eletto, dopo l’indispensabile teatrino, il vice presidente nella persona del consigliere comunale Giuseppe Tufano. Questo ruolo spetterebbe, come è ragionevole, ad un esponente dell’opposizione per un principio di equilibrio di poteri e di rappresentanza nella vita delle istituzioni. Stando alla forma e alle ultime elezioni, il consigliere comunale eletto vice presidente dovrebbe essere considerato espressione dell’opposizione. Nella realtà non è così, in quanto da tempo si è avvicinato alla maggioranza governativa, tanto da raccogliere – in questo caso – solo e soltanto i voti della maggioranza. Del resto, nel “gioco delle tre carte” di questo Consiglio Comunale, come dimostrato oggi incontrovertibilmente con la forza di una prova inattaccabile, nulla di più probabile che ci sia qualcuno collocato all’opposizione solo per coprire uno spazio, per una sorta di inquietante gioco delle apparenze. È un modo di fare, che risale nel tempo, anche durante il periodo dell’ultima campagna elettorale, nella quale i rapporti veri non erano quelli che apparivano, sembravano e determinavano le vere scelte o come dimostra, in modo mortificante per la vita delle istituzioni democratiche comunali, la vicenda del Presidente del Consiglio.
Il Consigliere Comunale, Giuseppe Tufano, accettando questo incarico sa bene di buttare definitivamente la maschera. Nelle prossime ore, poiché si è riservato una valutazione, si vedrà se prevarrà la dignità della propria storia politica, personale ed elettorale o altro calcolo di potere.
In questo caso, c’è di sicuro, almeno uno squarcio di verità.
Uno dei più influenti esponenti della maggioranza ha apertamente dichiarato che il ruolo di vice presidente del Consiglio Comunale non poteva essere attribuito o riconosciuto a nessuno dei consiglieri che si erano recati dal Prefetto di Napoli per chiederne lo scioglimento.
È una deriva arrogante e pericolosa.
Intanto, lo scioglimento di un Consiglio comunale non è una prerogativa dei consiglieri comunali, tantomeno del Prefetto, ma addirittura del Consiglio dei Ministri e attiene a poteri fondamentali della vita dello Stato. L’incontro avvenuto alcuni mesi addietro a Piazza del Plebiscito tra gli esponenti dell’opposizione e il Prefetto, poi, ha riguardato la legalità e la trasparenza dell’azione amministrativa, il rispetto delle leggi e dei regolamenti nella vita comunale.
Su questo terreno una giunta, un sindaco e una maggioranza non dovrebbero temere alcun tipo di controllo, dovrebbero confrontarsi con apertura, con disponibilità convinta e con grande trasparenza rispetto all’esercizio di prerogative proprie delle forze di opposizione, un’opposizione in tutti questi anni fin troppo lassista e impacciata.
La verità è, invece, che per questa maggioranza e questo sindaco, la legalità e la trasparenza costituiscono il nervo scoperto del potere. Non hanno avuto, in questa circostanza, alcuna remora a manifestarlo con la durezza e la sfacciataggine dell’arroganza, cedendo semplicemente ad una evidente tensione nervosa e a una clamorosa perdita di lucidità.