Acerra. Già era tutto fatto, altro che …Fare!
Il Consiglio Comunale di ieri sera era una farsa già scritta, da troppo tempo.
Il nuovo gruppo consiliare legato all’aggregazione “Fare”, formato dai consiglieri Antonio Laudando, Vincenzo Piscitelli e Domenico Tardi, entra a far parte organicamente della maggioranza. Il sindaco che puoi chiamare per nome ha convenuto che il passaggio venisse consacrato solennemente in Consiglio Comunale. Non è mancata, anche, qualche omelia, qualche puerile rievocazione storica e qualche osanna, ovviamente da copione.
In realtà, nessuno sconvolgimento rivoluzionario. Siamo di fronte alla formalizzazione di una situazione esistente da tempo sotto traccia, che, a differenza di quanto si crede, non sposta una “virgola”, ma impone qualche riflessione più profonda.
La coalizione di maggioranza ha, da sempre, potuto contare sull’apporto di questi consiglieri comunali. In questi anni la collaborazione politica e istituzionale è stata discreta e, all’occorrenza, di necessità, come è avvenuto nella delicata Commissione di Vigilanza. Sarebbe ingeneroso e sbagliato, però, pensare che siamo di fronte ad un’operazione trasformistica. Del resto, al momento non si è proceduto ad alcun rimpasto di giunta e, comunque, non sarà questo il terreno vero dell’avvicinamento.
Si tratta del compimento di un processo che con la politica ha legami marginali e relativi. Esistono, prima di tutto, notori e antichi rapporti personali, oltre che percorsi istituzionali condivisi, a legare questi consiglieri con i pezzi fondamentali del potere comunale. In questo caso, parlare, per l’appunto, di “compari e comparielli” è un fatto obiettivo, privo di ogni giudizio politico o morale. Questa nuova collocazione, in ogni caso, è la conseguenza, immediata e diretta, di una dinamica del potere e di un sistema in cui i meccanismi della rappresentanza e del consenso democratico si sono avvitati in una logica personalistica e spesso di natura clientelare. I valori e i fini dell’azione amministrativa non hanno più alcun peso. Centro, Sinistra, Destra sono infatti categorie assolutamente estranee a questa esperienza di governo della città, in quanto non è questo il paradigma di riferimento nel determinare scelte e orientamenti della giunta. C’è un relativismo di valori e di programmi. L’unica sostanza legante è l’esercizio del potere. Le “virgole”, un feticcio propagandistico della campagna elettorale, non possono unire quello che non c’è e non c’è mai stato; la saldatura è avvenuta e avviene su altro.
L’allargamento della maggioranza è legata soprattutto al tentativo, sul quale il sindaco non ha mai fatto misteri, di rispondere alla necessità dei consiglieri comunali di rafforzare la propria capacità di alimentare e sostenere le ragioni del proprio consenso elettorale.
In questo senso, aiutano le parole chiare e incontrovertibili di qualche diretto interessato che ha confidato, in più di una circostanza, qualche valutazione ad alta voce. In una situazione come quella di Acerra, di vero e proprio degrado politico e democratico, conservare la forza elettorale tra le fila dell’opposizione è una impresa difficile. E’ necessario stare nella maggioranza per non smarrire i propri consensi, “faticosamente” conseguiti. È necessario stare dalla parte di chi governa per rinnovare i voti e per conseguirne di nuovi.
L’Amministrazione Lettieri e la maggioranza consiliare che la sostiene è, senza voler indicare una valutazione moralistica, espressione di un “trasversalismo d’interessi” che tiene insieme gli eletti, i soggetti collaterali agli eletti e la loro sfera di influenza nella società.
In quale misura questo “trasversalismo d’interessi” possa toccare gli interessi generali della comunità e del territorio, quali siano i meccanismi che lo sostengono e lo giustificano, quale impatto abbiano questi meccanismi di potere sul buon andamento, sulla trasparenza e sull’imparzialità dell’azione amministrativa dovrebbero essere le questioni importanti sulle quali occorrerebbe, finalmente, interrogarsi e tentare di fornire qualche risposta per il bene della città.
Pasquale Sansone