Reintegrato il maresciallo dei vigili urbani licenziato dal comune di Acerra Marcello Formicola.
Dal giorno dopo le elezioni comunali sembra non arrestarsi il flusso di notizie importanti che investono il Comune di Acerra. Se era abbastanza previsto e prevedibile l’avvio di un’indagine sulle assunzioni, anche per l’esistenza di circostanziate denunce e querele, nessuno poteva immaginare l’avviso di garanzia al sindaco per omessa bonifica di un sito in località Calabricito.
Il provvedimento del giudice, invece, con il quale è stato reintegrato il maresciallo dei vigili urbani perché il provvedimento di licenziamento è stato ritenuto palesemente illegittimo è una bomba, per tanti svariati motivi.
Nelle prossime ore, per fornire ogni elemento di dettaglio e particolari, il collegio difensivo ha convocato una conferenza stampa in cui saranno illustrati i motivi della decisione.
Ogni valutazione di merito e qualunque ponderazione dei fatti, quindi, deve essere rimessa ad un’altra fase, chiaramente successiva.
Fin da subito, però, occorre evidenziare che, dopo il provvedimento d’urgenza emesso dal giudice, diventa uno scandalo di portata inenarrabile il comunicato stampa del Comune di Acerra del 16 marzo scorso, con il quale veniva reso pubblico il licenziamento del maresciallo “infedele”.
Gli organi di stampa, di qualunque genere, di fronte all’autorevolezza istituzionale della fonte non potevano non pubblicare la notizia, dando per certi e accertatati tutti i fatti contenuti e riportati nel comunicato stampa, soprattutto e in particolar modo la falsificazione della presenza in servizio. Il comunicato stampa con il quale si informava l’opinione pubblica dell’illegittimo provvedimento di licenziamento è stato quindi anche una lesione alla dignità dell’informazione, un danno e un condizionamento alla sua libertà.
Il comunicato stampa del sindaco Raffaele Lettieri ha indotto l’informazione a giocare con i suoi messaggi e con l’efficacia della sua forza persuasiva.
In poche ore, per meccanismi noti e innescati consapevolmente, l’Italia aveva fagocitato il “furbetto del cartellino”.
Resta una domanda fondamentale: perché il sindaco – senza alcuna necessità o fondata ragione di opportunità – ha deciso di rendere pubblico il licenziamento di un dipendente comunale, tramutando una delicatissima vicenda di lavoro in una questione pubblica che di politico e istituzionale non aveva nulla?