L’amministrazione dei roghi e della memoria corta!
Con il sindaco che puoi chiamare per nome, gli assessori non sono tenuti a parlare. Da quanto si è potuto capire in tutti questi anni, al dire il vero, neanche a fare, se non a partecipare alla giunta quale dovere istituzionale di presenza. Di tanto in tanto, però, può succedere che la “fregola” di apparire induca qualche giovane componente dell’esecutivo a “peccare”. I social, si sa, trascinano, sono una tentazione troppo forte e irrefrenabile. Può capitare, come è successo, che un assessore, di fronte alle svariate e accorate manifestazioni di preoccupazione dei cittadini per l’incontrollata emergenza dei roghi, si senta di dover chiarire e precisare la posizione comunale.
La premessa del ragionamento è, purtroppo, da oscar della banalità e dell’ovvio: “l’inquinamento non ha confini”. Si scopre che, secondo l’assessore, il Comune non avrebbe alcuna competenza nel contrastare il fenomeno dei roghi, che sarebbe invece di esclusiva pertinenza del Prefetto e della Regione Campania. Il governo, in particolare, sarebbe venuto meno ai suoi doveri, avendo inviato un numero inadeguato di militari per presidiare il territorio. I comuni limitrofi, immaginiamo Afragola e Casalnuovo, non starebbero osservando gli impegni sottoscritti in una convenzione. Il Comune di Acerra, quindi, è impegnato come uno scrupoloso e comune cittadino a chiamare i Vigili del Fuoco per spegnere gli incendi.
Queste dichiarazioni, molto gravi, dimostrano perché Acerra è diventata di nuovo la terra del fuoco o meglio la città Roghizzata.
Sono dichiarazioni che inducono a ritenere che dalle parti di Viale della Democrazia non esista alcuna conoscenza del fenomeno o, peggio, si mistifica consapevolmente la realtà per prendere in giro i cittadini. Il banale tentativo di operare uno scaricabarile, verso altre istituzioni come la Prefettura – forse intendeva il Commissario straordinario Donato Cafagna- e la Regione Campania, che peraltro non trova alcun fondamento nella realtà e nell’ ordinamento, è semplicemente sgradevole e infantile.
I fatti dicono che questa estate, in particolare ad Acerra ed Afragola, il fenomeno dei roghi incontrollati e sistematici dei rifiuti è tornato su ampia e diffusa scala. L’aria è stata sempre irrespirabile, tanto che le famiglie sono state costrette dalla paura a rintanarsi in casa, nonostante l’afa e le temperature estive. I comuni, che avrebbero dovuto vigilare sul territorio e intervenire tempestivamente per rimuovere le cataste di rifiuti, disseminati sempre nelle stesse aree, non hanno voluto o non sono stati in grado di farlo. La convenzione tra i Comuni di Acerra, Afragola, Casalnuovo e Caivano, sottoscritta quasi tre anni fa e dedicata alla memoria di Michele Liguori, prevedeva “l’istituzione di un’unica cabina di regia per reprimere e prevenire lo sversamento di rifiuti e roghi tossici, con compiti speciali ed estesi per potenziare l’azione della polizia municipale”. In realtà, i poteri e i compiti attribuiti dal governo al commissario anti roghi in Campania, nomina avvenuta nel contesto emergenziale della Terra dei Fuochi, erano solo di impulso e coordinamento tra enti e forze dell’ordine, fermo restando le competenze ordinarie stabilite dalla legge. La convenzione muoveva anche dalla persuasione che i quattro comuni e le polizie municipali dimostravano “una capacità di organizzazione e autodeterminazione che rappresentava una premessa fondamentale per reprimere e vigilare sul fenomeno dei roghi e degli sversamenti abusivi, senza aspettare aiuti calati dall’alto”.
Il Comune di Acerra, invece, nonostante i ripetuti allarmi e denunce, non ha adottato alcun provvedimento ordinario o straordinario per svolgere un’accurata azione di prevenzione e di contrasto del criminale fenomeno, scardinando ogni misura organizzativa ed operativa del comando di polizia municipale in questo settore. Lo stesso utilizzo di apparecchiature e strumenti per il monitoraggio del territorio, come la videosorveglianza, è rimasta nell’alveo della propaganda a buon mercato, ma nella realtà non si è speso un euro.
A questo punto, non resta che guardare il cielo e attendere la pioggia, in questo momento l’unica possibile alleata degli acerrani per impedire qualche nuovo focolaio.
Il Direttore