E’ forte in città il timore del calo dei consumi, decine di negozi hanno abbassato la saracinesca non solo nel centro storico, sedotto ed abbandonato, ma anche su alcuni corsi ed arterie importanti della città di Acerra. Mentre altrove si registra la ripresa, seppure lenta, ad Acerra è ancora lontana. Sono sempre di più coloro che chiudono i battenti, cambiano attività o addirittura lavoro. Molteplici le cause di un’economia commerciale che non gira. Politiche per il settore inesistenti ed inadeguate, mancanza di parcheggio, latitanza di progetti per la sicurezza urbana, interventi approssimativi ed improvvisazioni sul fronte della viabilità, caotico traffico cittadino e, fattore non di poca importanza, mancanza di una rete cittadina tra commercianti. Dalle 20 alle 24, alcune piazze, come quella del castello, diventano terre di nessuno, dove auto, nonostante il divieto di transito, parcheggiano nella piazza e motorini e moto impazziti scorrazzano a forte velocità con il rischio di investire i frequentatori del luogo. Il grido d’allarme è stato lanciato dai commerciati, la città vuole sicurezza, la gente vuole vivere il proprio paese; adesso la palla passa ai responsabili della sicurezza pubblica in città, invitati ad intervenire e soprattutto a prevenire spiacevoli incidenti. Se ci siete battete un colpo!
Intanto abbiamo raccolto le testimonianze dei commercianti sulla crisi che attanaglia il loro settore ed abbiamo ascoltato e riportiamo le loro proposte utili per risollevare un settore dell’economia di una città in ginocchio. Un paradosso se si pensa che in questa città abbiamo la presenza, malgrado noi, dell’ azienda più attiva sul territorio nazionale, cioè il valore aggiunto all’inquinamento locale: il Termovalorizzatore. Pa. Sa.
Lorenzo D’Antò, titolare del negozio D’Antò Biancheria di Corso Vittorio Emanuele II:«Il commercio locale è in crisi, poi ci sono settori merceologici che l’avvertono maggiormente. Quelli che riescono a fronteggiare la crisi sono soprattutto bar, pub e pizzerie; mentre quelli che soffrono di più sono i settori dell’abbigliamento, biancheria, tessile ed in modo minore i settori alimentari. Insomma, tutte quelle attività che hanno subito l’influsso dei grandi Centri commerciali aperti ovunque». Cosa suggerisce per fronteggiare questa crisi in base anche alla sua trentennale esperienza da commerciante? «Oggi il marketing è una scienza che si studia all’università, bisognerebbe studiare a tavolino il problema in relazione ai vari settori, sicuramente occorrerebbe una spinta anche da parte dell’amministrazione comunale, attraverso uno studio di fattibilità. Quello che mi viene in mente in questo momento ad esempio, potrebbe essere una scheda a punti per incentivare il cittadino a spendere nella propria città ed uno sconto maggiore se si arriva al negozio con una bicicletta. In questo modo, otteniamo due risultati positivi, la salvaguardia dell’ambiente e la ripresa dell’economia commerciale locale».
Auriemma Giovanni, titolare del negozio di camerette per bambini di Corso Vittorio Emanuele II:«E’ dall’ingresso dell’euro che l’economia non gira più; l’utenza, almeno per quando mi riguarda, commercialmente parlando, bada al risparmio, mettendo da parte la qualità del prodotto. Un tempo vendevamo molte camerette, oggi, quello che vendevamo in una settimana, lo vendiamo in un mese. I troppi centri commerciali e di convenienza ci hanno tagliato fuori». Perché non spendono ad Acerra i residenti?
«Mi è risultato sempre difficile dare una risposta a questa domanda, dicono che noi siamo cari, eppure vi posso assicurare che le persone che arrivano da fuori ad acquistare il mio marchio di camerette, trovano cortesia, professionalità, qualità e soprattutto convenienza». Quali le sue proposte per far fronte a questa crisi. «Innanzitutto occorrerebbe un’associazione che ci rappresenti, quale ad esempio Confcommercio o Ascom, qualcosa che sulla carta esiste, ma praticamente è assente. Inoltre anche l’ente comune dovrebbe fare la sua parte, con l’attivazione di un assessore al commercio. L’Ente Comune dovrebbe aprire una fase d’ascolto di tutti i commercianti per poi trovare soluzioni, ed inoltre andrebbero abbattuti alcuni costi, come quelli della tassa sulla spazzatura, il contributo Conai e la tassa sulle tabelle pubblicitarie».
Lello Montesarchio, titolare di Famous Cafè di Corso Vittorio Emanuele II «La salvaguardia del commercio ad Acerra deve essere un elemento di difesa per tutti coloro che svolgo un’attività, bisogna battersi per il collettivo e non per il singolo; solo così l’economia di un paese gira, Acerra e le sue attività commerciali sono state messe in ginocchio, con le spalle al muro!
Far crescere Acerra significa anche lavorare in piena tranquillità, dando modo ai commercianti di esprimere il loro lavoro al 100%. La mia non è una predica,ma un semplice pensiero rivolto a chi dice che vede Acerra rinata sotto tutti gli aspetti,soprattutto in ambito commerciale!»
Quali i suoi suggerimenti per una ripresa del settore?
«✔Acerra non è una metropoli, innanzitutto andrebbero evitate le aree pedonali almeno nei festivi; poi ci vorrebbe più sicurezza per le strade, soprattutto nelle ore notturne, per garantire tranquillità a chi lavora fino a notte fonda; inoltre, andrebbero velocizzati i lavori di riqualificazione del corso, permettendo ai vari commercianti di ritornare a lavorare nella normalità!»
Massimo De Rosa, titolare del negozio Rush di Piazzale S. Giuseppe:«Ad Acerra manca la comunicazione all’interno della rete commerciale, più volte ho tentato di coinvolgere altri commercianti, durante alcuni periodi particolari dell’anno, a fare sistema tra i diversi settori merceologici. Per intenderci: in occasione di un grande evento, come la venuta di un cantante per un concerto importante in città oppure in una festività importante, sarebbe opportuno offrire un servizio all’ utenza della città, le luci, le vetrine illuminate e l’apertura dei negozio con eventi e ad esempio la distribuzione di un omaggio floreale. Inoltre, in questi ultimi sei sette anni non abbiamo mai ricevuto indicazioni o una programmazione commerciale annuale, settoriale o stagionale da parte dell’ente, per prepararci ai grandi eventi, come ad esempio la manifestazione dell’assalto al castello, l’evento Venditti ad Acerra. Noi potremmo essere, come attività commerciali della città, la cassa di risonanza, a titolo gratuito, di questi grossi eventi per la città. Insomma, alla mancanza di una rete tra commercianti, si aggiunge la mancata programmazione, con l’assenza dell’ente comune».
Sotto il profilo della sicurezza siete preoccupati?«Moltissimo. oramai rapine e furti sono all’ordine del giorno. Proprio stamattina la gioielleria di Corso Italia ha ricevuto l’ennesima visita da parte di malviventi. Non sono riusciti a portare via nulla, ma hanno provocato ingenti danni al negozio, sfasciando l’ingresso e le vetrine. Il titolare, non acerrano, ma che ha investito ad Acerra, dopo l’ennesimo tentativo di furto con scasso, ha dichiarato che è pronto ad andare via da questa città.»
Antonio De Rosa, titolare del bar Chateau di Piazza Castello:«Le attività commerciali in questa città sono abbandonate a se stesse e su di esse pesano: la burocrazia, le tasse e soprattutto la poca sicurezza urbana. Quest’ultima, oltre ad impensierire l’imprenditore, impensierisce anche la clientela che spesso, soprattutto a tarda sera, non si sente tranquilla, seduta a consumare ai tavolini di un bar. La poca sicurezza e sorveglianza di una piazza o di un corso, porta il cliente a frequentare altri luoghi o paesi limitrofi».Sei un giovane coraggioso, hai investito ad Acerra e soprattutto hai rivitalizzato la Piazza salotto di Acerra con questa attività. Cosa ti manca e cosa ti preoccupa maggiormente?
«Dal punto di vista commerciale, mancano alcuni attività merceologiche, ho investito in questa città perché vi sono particolarmente legato, dopo aver lavorato fuori. Un tipo di locale come questo mancava ad Acerra, noi partiamo dalla caffetteria alla colazione, dal pranzo alla cena. L’attuale piano colore prevede per Piazza Castello i de hors, strutture in ferro e legno in PVC semirimovibili; in essi, in 30 metri quadri, vanno i tavolini. I de hors sono strutture che andrebbero bene sui corsi, non in questo luogo, poiché la presenza di essi sminuisce la visione della bellezza di questa piazza»
Famiglia Esposito, commercianti di Piazza Castello. Quali sono i punti salienti della crisi commerciale di questa città:«L’attività commerciale è al collasso; i piccoli esercizi commerciali non reggono la concorrenza dei grandi centri commerciali, abbiamo un eccessivo carico fiscale comunale, dalle tasse sulla spazzatura a quelle delle tabelle luminose, siamo privi di servizi e scarseggiano i parcheggi, Eppure, nonostante tutto, ci sono aree pedonali ed infinite strade a senso unico. Il mancato recupero del centro storico, nel sua complesso ci penalizza, registriamo la mancanza di un piano commerciale ed un problema gravissimo è quello legato alla viabilità. Con la chiusura di via Leonardo da Vinci, sono diventati quasi intransitabili due arterie fondamentali della città: corso resistenza e corso Italia, insomma la città è al collasso. Vi è assenza totale del controllo del territorio, o meglio c’è la latitanza delle forze dell’ordine a controllo del territorio.»
I titolari del pub San Patrick di via Pietro Colletta:«Va superato lo scetticismo che gli acerrani hanno verso la propria terra, questa città va amata, vissuta, non possiamo sempre piangerci addosso e maltrattarla. Questa città non può essere abbandonata solo per il semplice motivo di fare gite fuori porta e valorizzare le città confinanti. Acerra può e deve essere valorizzata per quello che è e per quello che rappresenta, con i suoi 60000 e passa abitanti. In questa città vanno ricollocati i servizi primari scomparsi, quali ad esempio un ufficio di collocamento, per citarne uno. Infine, i punti sottolineati dalla famiglia Esposito sono i nostri e sono i punti condivisi da una moltitudine di colleghi. La nostra parte siamo pronti a farla; il rilancio del commercio locale va di pari passo con il rilancio e riscatto sociale di una città che merita tutt’altro rispetto all’attuale vissuto locale. Ma. Ro. – Fra. Pa.