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Nuova tariffa idrica: acqua salata?

Nuova tariffa idrica: acqua salata?
Acerra. Succede che, tra una pastiera, della cioccolata e un caffè, in un’amabilissima conversazione tra amici nel periodo pasquale, emerga la questione delle bollette dell’acqua. Nulla di strano, può avvenire in ogni normalissima casa di un qualunque paese d’Italia; non si può, del resto, sempre parlare di calcio o del Festival di Sanremo, pure se stiamo ad Acerra.
Dalla lettura dei dettagli della bolletta, si apprende che – dal mese di gennaio – la tariffa applicata dal gestore del servizio comunale, la società Acquedotti scpa di Orta di Atella, è stata modificata, con l’introduzione di qualche appariscente novità. Il nuovo meccanismo tariffario, introdotto da un complesso provvedimento generale dell’Autorità nazionale per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico, infatti, prevede una differenziazione in diversi scaglioni, otto, con la previsione di un prezzo progressivo rispetto al consumo.
Non si tratta di novità da poco.
Il sistema tariffario precedente si basava, in effetti, su un contratto di fornitura annuale minima e sul meccanismo delle eccedenze di consumo, per le quali erano previsti degli incrementi del prezzo unitario. Dei cittadini normali si pongono ovviamente delle domande normali, a cui però non è per nulla semplice trovare le risposte. In ogni caso, queste domande ti fanno riflettere sul modo di amministrare questa nostra particolarissima realtà.
Ai cittadini, intanto, è stata negata, evidentemente, una informazione preventiva da parte del gestore del servizio idrico e del Comune, su una questione fin troppo significativa e fondamentale per gli utenti. L’attività di comunicazione istituzionale, che può contare su più canali e mezzi, dai manifesti murari agli sms comunali, al portale istituzionale, viene ormai concepita, dalle parti del palazzo municipale, soltanto a scopi propagandistici; una propaganda grossolana, a volte dai tratti anche imbarazzanti. Ricordate, per restare in tema, il sindaco saldatore di falle sulla condotta idrica regionale nel fango della campagna?
Accanto a questi aspetti, non si può non riflettere con amarezza sulla inadeguatezza e marginalità del Consiglio comunale che a una materia così rilevante non ha ritenuto di riconoscere alcun interesse o approfondimento. Il nuovo quadro di regole stabilite dall’Autorità nazionale, peraltro particolarmente articolato e vasto, punta ad incrementare gli investimenti nel settore, ad assicurare la sostenibilità dei corrispettivi applicati all’utenza, a favorire il miglioramento della qualità dei servizi e la razionalizzazione delle gestioni, riconoscendo i costi per le sole opere effettivamente realizzate. Inoltre, vengono introdotti meccanismi incentivanti di premi e penalità, alimentati da una specifica componente tariffaria, per il miglioramento della qualità contrattuale e tecnica del servizio.
La questione dell’acqua – in tutti i suoi svariati aspetti e risvolti amministrativi e finanziari – costituisce peraltro uno dei fronti più imponenti e impegnativi aperti da anni al Comune di Acerra. Per dare qualche riferimento concreto, utile per comprendere la dimensione e la portata, ricordo che soltanto di spese legali per le controversie sui canoni idrici pregressi, nel 2014, l’ente locale ha pagato oltre seicento mila euro, al netto delle partite creditorie definitivamente sottratte al bilancio comunale.
Questa “distrazione” non mi sorprende e non deve scandalizzare più di tanto. Nonostante non siano mancate, in questi anni, diverse sollecitazioni formali e passaggi istituzionali, la gestione del servizio idrico viene sistematicamente rimossa e accantonata da parte della giunta municipale e degli organi dirigenziali. Stiamo parlando di un servizio di primaria importanza, di un bene pubblico vitale e della più imponente concessione comunale. Stiamo parlando, in altre parole, di tanti soldi e molto potere. Basta riflettere sulla rappresentanza nel consiglio d’amministrazione della società partecipata.
Nella gestione del rapporto con il concessionario ci sono troppi conti che non tornano e troppe forzate, quanto incomprensibili e perduranti omissioni amministrative e inattività istituzionali.
Il Comune di Acerra non ha mai provveduto, in questi nove anni, a trasferire al gestore il contratto di fornitura idrica assicurato sul territorio, in parte, dall’Azienda idrica del Comune di Napoli. La conseguenza è che a rispondere della fornitura è ancora il Comune di Acerra, il quale non ha ancora provveduto ad una banale voltura contrattuale. Stiamo parlando della bellezza di due milioni di euro, per i quali sono stati da tempo predisposti ed emessi dal Tribunale i decreti ingiuntivi a carico del Comune e quindi indirettamente dei cittadini. Questo determina un corposo, ma indebito beneficio sul bilancio della partecipata che, nel frattempo, ha già incassato il pagamento delle bollette dei cittadini per gli stessi periodi. Il dirigente responsabile si sente sollevato dalla mera trasmissione al gestore delle fatture imputate al Comune. Alla concessionaria, inoltre, non è stata mai contestata la mancata attuazione del potenziamento degli impianti, previsto dall’articolo 8 della “Convenzione e Regolamento di fornitura”, con il quale essa si impegnava a realizzare – con propri fondi – un “progetto generale di interventi sul complesso degli impianti idrici e fognari”. Alla concessionaria, Acquedotti scpa, il Comune non ha mai, neppure di fronte ai frequenti episodi di allagamenti, contestata la mancata o insufficiente manutenzione ordinaria delle caditoie e degli impianti fognari, chiaramente prevista a carico della società dagli articoli 2 e 7 della Convenzione e comunque espressi e ribaditi nella determina di consegna delle reti. Il Comune di Acerra continua “supinamente” a subire “chiamate in causa” dalla società per sopravvenuti contenziosi con gli utenti, nonostante gli espliciti riferimenti all’esonero di responsabilità convenuto a favore dell’ente locale dalla Convenzione. Il Comune di Acerra, infine, continua a non definire compiutamente la problematica della gestione delle stazioni di sollevamento della fognatura che pure scaricano, ogni tre mesi, sul bilancio comunale rilevanti costi.
I cittadini, oggi più di ieri, hanno il diritto di sapere e hanno bisogno di continue informazioni. Forse, adesso, hanno qualche elemento in più di riflessione e conoscenza sul servizio idrico comunale. Nel mondo contemporaneo le dinamiche della partecipazione democratica si sono contratte e riarticolate, ma non per questo la politica e soprattutto le istituzioni possono investire  nella “inconsapevolezza civica”.

Pasquale Marangio

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