Parentopoli sotto l’albero di Natale? A pagare è sempre Acerra!
L’assunzione per un periodo di cinque mesi di sei vigili urbani, con un contratto di lavoro a tempo determinato, è da annoverare tra gli episodi più eloquenti e clamorosi della “parentopoli” acerrana. Storie già scritte da tempo e raccontate in largo anticipo, per tutto il mese di settembre, tra gli affaccendati consiglieri comunali al secondo piano del palazzo municipale, con dovizia di particolari e soprattutto la descrizione minuziosa delle relazioni parentali. Forse, questi consiglieri hanno sperato che su quelle concitate conversazioni qualche orecchio sensibile alle struggenti vicende di quel secondo piano, in prossimità delle festività natalizie, si potesse essere distratto.
Non è la prima e neanche sarà l’ultima situazione del genere al Comune di Acerra. Sicuramente si parlerà a lungo, come è giusto che sia, nelle sedi istituzionali.
In questa circostanza, tuttavia, ritengo però indispensabile evidenziare ancora una volta come, in questa vergognosa stagione amministrativa, le pulsioni clientelari ed elettorali di questa giunta e di questa maggioranza compromettono – con la complicità di dirigenti e degli alti funzionari che dovrebbero garantire la legalità amministrativa – l’interesse generale della comunità, forzando la legge, la buona amministrazione, il buon senso e perfino la ragionevolezza.
I cittadini hanno il diritto di sapere e di capire.
Non è semplice. Lo sforzo da compiere è rendere comprensibile e diffuso quello che si nasconde in squallidi atti amministrativi, approvati, dai più, con una irresponsabile leggerezza e scritti, volutamente, ancora peggio.
Da tempo, per le pubbliche amministrazioni vige un rigido blocco delle assunzioni volto al contenimento della spesa pubblica. Come spesso accade in Italia, ad un rigido regime generale segue l’introduzione di deroghe, laddove ricorrano particolari situazioni. È il caso proprio dell’assunzione dei vigili urbani. L’abolizione delle province ha indotto il legislatore a prevedere l’obbligo per i comuni che intendono coprire i vuoti strutturali di organico della polizia municipale di ricorrere all’assorbimento del personale appartenente alla polizia provinciale, a pena di nullità delle assunzioni effettuate in violazione delle disposizioni. Nella Regione Campania questo obbligo sussiste ancora. Con la legge di conversione del decreto legge in questione, il parlamento ha introdotto una deroga – comprensibile e semplice – per “le assunzioni di personale a tempo determinato per lo svolgimento di funzioni di polizia locale, esclusivamente per esigenze di carattere strettamente stagionale e comunque per periodi non superiore a cinque mesi nell’anno solare, non prorogabili”.
Il Comune di Acerra, come testimoniano gli atti ufficiali e pubblici sottoscritti dal Comandante dei Vigili urbani, ha un enorme vuoto di organico, superiore alle quaranta unità, a cui si aggiungono ulteriori difficoltà organizzative ed operative legate all’anzianità di servizio del personale e allo stato di salute di alcuni dipendenti del corpo di polizia municipale. Bene, in una città dove l’interesse generale e pubblico costituisce il fulcro dell’azione amministrativa, a questa pressante richiesta di fabbisogno del personale – che ricordo è deputato alla sicurezza, alla viabilità, al controllo del territorio, peraltro disastrato dal punto di vista ambientale – un’amministrazione seria avrebbe provveduto strutturalmente con il ricorso al bacino della polizia provinciale, nei limiti delle risorse disponibili.
Un’operazione amministrativa di questo genere avrebbe di certo portato personale già attrezzato e preparato sul piano professionale, in particolar modo sul versante ambientale per troppi motivi di grande importanza ad Acerra. Un personale acquisito in questo modo sarebbe stato indubbiamente utile e subito al servizio della città. Per i politici di turno, più sensibili a conseguire riscontri elettorali, questa scelta, però, non avrebbe garantito un incremento dei voti e dei consensi.
L’amministrazione, di fronte a queste costrizioni imposte dalla legislazione, si è invece orientata ad adottare atti che rispondono in modo precario e insoddisfacente all’effettivo bisogno di personale del Comando vigili. La giunta, infatti, ha varato un provvedimento nel quale – scorrendo una graduatoria per un precedente concorso, utilizzata anche sull’asse Acerra/Frattamaggiore – ha autorizzato ad assumere temporaneamente questi sei vigili. La giunta si è guardata bene dal proporre – pur essendo un obbligo stabilito dalla legge – una motivazione, nonché dal riportare nel corpo della deliberazione, come di solito si usa fare, il contenuto delle disposizioni applicate. Infatti, come ho detto in precedenza, il ricorso a contratti a tempo determinato per la polizia locale è possibile solo per fronteggiare, come dice testualmente la legge, esigenze di carattere “strettamente stagionale”.
Non si può dire che la normativa, in questo caso, sia complicata, oscura o di dubbia interpretazione.
Ci sono comuni, infatti, nei quali il fabbisogno della polizia municipale muta radicalmente durante i diversi periodi dell’anno, in ragione per l’appunto della stagionalità: il classico esempio sono le località turistiche. Nella delibera della giunta comunale di Acerra – con l’evidente volontà di eludere la legge – non sono state indicate le esigenze stagionali da affrontare, essendo, queste ultime, state delineate e rappresentate per iscritto dal dirigente responsabile come endemiche e strutturali. Eppure quelle “esigenze stagionali” sono l’unico possibile fondamento giuridico e motivazionale di questo specifico atto amministrativo. Del resto, anche ad una mente immaginifica sarebbe risultato, in effetti, troppo ardito e comunque da ricovero in una struttura sanitaria inventarsi sdraie, ombrelloni e bagnini a Corso Vittorio Emanuele o la pista di sci a Piazza Castello.
L’unica, vera “esigenza stagionale” è la prospettiva delle elezioni amministrative, in nome delle quali il condizionamento clientelare ha prevalso su ogni altra valutazione di opportunità, di moralità, di buona gestione pubblica. La verità, semplice e banale, è che, ancora una volta, viene calpestato l’interesse generale di una comunità e di un territorio, destinati ad essere sempre più umiliati nella dignità e nella speranza di un futuro migliore per tutti. Un futuro che non appartiene soltanto ai soliti noti, legati mani e piedi ai potenti.
Pasquale Marangio