Il tentativo di furto nell’abitazione del sindaco è la dimostrazione che la città versa in condizioni generalizzate di insicurezza.
Dispiace per Raffaele Lettieri e la sua famiglia, in questa particolare circostanza accomunati al destino di tante decine di persone e di famiglie violate nella propria proprietà e intimità più cara, spesso lasciate sole dalle distratte, inerti e silenti istituzioni locali. Esprimere la vicinanza e la solidarietà nei confronti di tutte le vittime non è vuota retorica, ma un sentimento sincero e vero.
Molti consiglieri comunali di maggioranza, nel corso della giornata di ieri, hanno imbastito una singolare canea, denunciando pubblicamente che il tentativo di furto, in realtà, sarebbe un atto intimidatorio, figlio di una campagna di odio politico, rivolto al sindaco. Qualcosa, evidentemente, non quadra. Se questi consiglieri comunali sono a conoscenza di particolari circostanze o antefatti che contribuiscono a qualificare un evento comune e diffuso in qualcosa di più grave e di mirato, hanno il dovere di riferirlo agli inquirenti e, avendo un ruolo pubblico, di comunicarlo alla cittadinanza, precisando, anche, le ragioni e i fattori concreti che potrebbero legare l’episodio ad una matrice o genesi politica.
Su questi aspetti così delicati, infatti, non sono ammesse la superficialità, ai limiti della demenza istituzionale, tantomeno la strumentalizzazione politica gratuita e consapevole, ai limiti del vomitevole disgusto. Su questi temi non si scherza, si deve fare sul serio.
Per la verità, in queste settimane di vacanze e pausa estiva, sono emerse due situazioni di grande importanza per la vita amministrativa. In primo luogo, sono stati bloccati i lavori avviati per il completamento della Strada Orientale, a causa del rinvenimento, assolutamente prevedibile, nel suolo di rifiuti e poi la penosa e sconcertante vicenda del parco residenziale 900.
La Strada Orientale – arteria strategica che collega il quartiere Spiniello con gli svincoli di importanti strade statali in direzione Benevento – divenuta una discarica nel tempo, doveva essere prima bonificata e poi ultimata con i finanziamenti derivanti dalle compensazioni ambientali. L’attuale giunta ha dirottato i relativi finanziamenti verso la realizzazione di un parco pubblico in luogo dello Stadio Comunale di Via Manzoni, vanificando di fatto l’organico disegno di risanamento ambientale dell’intervento. Successivamente, al fine di impegnare le risorse finanziarie aggiuntive messe a disposizione dalla Regione Campania per il progetto “Piu Europa”, la giunta è stata di seguito costretta a recuperare il progetto strutturale della Strada Orientale, ma non riuscendo ad attribuire alla preliminare attività di bonifica, prevista sulla strada dalle compensazioni ambientali, l’indispensabile funzione propedeutica. Il conto si è subito presentato con l’intervento dell’Arpac e il blocco dei lavori.
Dopo le denunce presentate da un gruppo di volenterosi ambientalisti rispetto a un intervento di riqualificazione urbanistica sulla strada Via Arafat, è esploso poi il caso del Parco 900, imponente complesso edilizio sorto nel quartiere Spiniello. Dai contestati lavori comunali sulla strada via Arafat si è passati all’avvio, da parte del Comune, del procedimento di revoca di alcune delle autorizzazioni concesse nell’ambito di questo complesso edilizio, in particolare degli immobili ubicati sotto il porticato. Nel rincorrersi della corrispondenza tra il sindaco e i dirigenti comunali coinvolti, il 20 agosto 2015, l’arch. Martone, dirigente dell’Ufficio Tecnico, comprensibilmente esasperata da una richiesta di relazione sui titoli abilitativi afferenti al Parco 900, scrive testualmente: “per oltre dieci anni nessuno ha mai rilevato irregolarità: né i tecnici che hanno istruito pratiche di agibilità, né i Vigili Urbani che hanno effettuato i sopralluoghi nei locali commerciali ubicati ai piani terra di detti immobili, né il SUAP che ha consentito lo svolgersi di tali attività”. In questa frase, lucida e fredda, c’è forse una delle più gravi e puntuali denunce mai prodotte rispetto a un certo modo di amministrare la cosa pubblica ad Acerra.
Solo in una città dove la politica è assente e il Consiglio Comunale latitante, queste due situazioni potevano passare sotto silenzio per un certo tempo. Tentare di prendere altro tempo, con ogni espediente utile a distrarre la già distratta politica cittadina, continuando a portarla “fuori strada”, forse, è l’unico vero disegno perseguito in questo particolare frangente dalla maggioranza, unicamente preoccupata dalla gravità di queste due situazioni sfuggite al controllo: situazioni che evidenziano direttamente i limiti politici e le contraddizioni amministrative dell’azione prodotta da questa giunta.