Le primarie del Partito Democratico di domenica scorsa hanno sancito la vittoria di Elly Schlein. Comunque la si pensi, un dato significativo è rappresentato dal livello di partecipazione popolare e di affluenza.
Ancora una volta nella storia, ancora una volta nei piccoli o nei grandi passaggi della storia politica del Paese, il Mezzogiorno segue il proprio istinto alla conservazione. Le istanze di cambiamento e innovazione fanno una fatica enorme ad imporsi, in una realtà debole e fragile, sempre protesa alla costante ricerca di certezze rassicuranti.
In questo caso specifico, in Campania e Puglia hanno indubbiamente pesato gli orientamenti espressi dai Presidenti delle Regioni. In Campania addirittura tutto il gruppo dei Consiglieri regionali si è pronunciato a sostegno di Stefano Bonaccini.
Non è difficile cogliere la motivazione di fondo di questo schieramento: la questione del terzo mandato del Presidente, Vincenzo De Luca.
La questione anima da tempo contrapposizioni e un dibattito, largamente, scadente e inappropriato. Le regioni, su cui pesa il progetto di riforma dell’autonomia differenziata, hanno, soprattutto nel Mezzogiorno, disatteso le aspettative di buon governo, ponendosi, di fatto, come centro di affermazione dei potentati territoriali e delle loro relazioni.
In questo nuovo scenario, è auspicabile che si possa affrontare, con profondità e respiro, una discussione vera non compromessa da artificiosi rapporti di forza.
Le regioni, come dimostra la crescente disaffezione degli elettori, non funzionano. È indispensabile che il Parlamento appronti un progetto coraggioso di riforma, a partire dal sistema di governo regionale e dalla legge elettorale.
Alla fine, il rischio vero è che non accada nulla di tutto questo. Semplicemente, saremo sempre in ritardo con l’orologio della storia del Paese.
Pasquale Marangio