L’implosione dei rapporti aziendali al Comune di Acerra ha radici profonde. La procedura di “raffreddamento” instauratasi presso la Prefettura di Napoli potrà avere, al massimo, effetti sulle dinamiche sindacali, ma non potrà mai incidere sulle reali cause che rendono quegli uffici un inferno lavorativo.
Da diversi anni a questa parte, la macchina amministrativa è stata concepita dal vertice politico, in tutte le dinamiche e aspetti, come una macchina del consenso e di consenso, in una logica padronale. Questa visione è semplicemente estranea alla legge, nonché alla natura della pubblica amministrazione. Intanto, perché la gestione del personale è riservata dall’ordinamento ai dirigenti nella forma e soprattutto nella sostanza. Questo principio, anche le pietre lo sanno, è stato letteralmente travolto, andando a minacciare, con sistematicità, il valore dell’imparzialità dell’azione amministrativa.
L’attuale sindaco di Acerra, sicuramente consapevole di queste degenerazioni, ha ritenuto finora, concedendosi una buona dose di furbizia, di poter continuare a giovarsi di questo lavoro sporco, senza sporcarsi personalmente le mani.
In un contesto lavorativo, però, nel quale diventa sistema la vessazione, regna la forzatura o l’arbitrio, nel quale alle competenze professionali e alla professionalità non viene riconosciuto alcun peso, nel quale l’asservimento al potere e alle logiche del potere è l’unica credenziale, il lavoro diventa, come in effetti è diventato, alienazione e improduttività.
Il Sindaco deve rendersi conto del fallimento di una stagione. L’approdo di un nuovo Segretario Generale a Viale della Democrazia può essere un’occasione straordinaria per procedere ad una profonda e radicale riorganizzazione del Comune, nel rispetto dello spirito della legge.
Gli organi comunali tornino a riappropriarsi del fondamentale compito di programmare e definire gli obiettivi, abbandonando ogni influenza sulla gestione, che spetta esclusivamente ai dirigenti.
Il Sindaco potrà esercitare, fino in fondo, le prerogative che gli assegna la legge, spingendosi nella sfide della modernizzazione e innovazione, che potranno rendere Acerra una città normale. Se non dovesse fare questa scelta, impiccandosi alla conveniente, ma arida logica della continuità, si limiterà a fare Raffaele Lettieri, senza esserlo.
Un particolare da tenere in discreta considerazione.
Pasquale Marangio